LE MIGRAZIONI DEGLI UCCELLI

Più di un terzo di tutte le specie di uccelli esistenti al mondo (9.700 specie) sono specie migratrici.
Ecco un aspetto della natura che è uno dei fenomeni più affascinati e per molti aspetti, per alcune specie animali ancora tanto se non del tutto da scoprire. Di fatto da sempre gli animali migrano: molte specie di pesci, molte specie di mammiferi, molte specie di insetti, ma i migratori per eccellenza sono gli uccelli. Per quest’ultimi da oltre 100 milioni di anni costituisce uno dei momenti più misteriosi della biologia degli uccelli, fenomeno evolutosi forse a causa degli importanti stravolgimenti climatici ed ambientali del Cretaceo. In ogni caso con l’evoluzione i movimenti migratori degli uccelli sono condizionati dalla mancanza di cibo e quindi movimenti alla ricerca di fonti trofiche, o dal freddo invernale quindi movimenti per cercare aeree più miti di svernamento, o da entrambe le cause, ma anche per la riproduzione quindi alla ricerca dei siti adatti di nidificazione. Tutto questo appunto comporta che moltissime specie di uccelli  sono costrette a migrare, alcune verso regioni diverse a distanze più o meno lunghe (migratori a corto raggio), altre specie invece  pur restando nella stessa regione si muovono vero la parte più meridionale di questa (movimenti erratici), altre ancora invece si muovono verso regioni più remote del mondo(migratori a lungo raggio). Le migrazioni così intese è dunque un movimento annuale che si svolge generalmente in due periodi dell’anno dall’inizio della primavera fino la fine di questa e dalla fine dell’estate e autunno, all’interno del periodo invernale assistiamo per lo più a dei movimenti erratici più o meno lunghi all’interno di precisi areali dovuti per lo più al clima freddo e quindi alla ricerca di nuove fonti trofiche, ciò significherà principalmente compiere movimenti altitudinali.
In ogni caso la migrazione di ritorno dalle località di svernamento (periodo primaverile-ripasso primaverile), concide con gli stimoli ormonali del periodo riproduttivo causati dalla modifica del fotoperiodo dovuto cioè all’allungamento delle ore di luce. Al contrario la migrazione autunnale dalle località di nidificazione verso i quartieri di svernamento (periodo autunnale-passo autunnale), coincide con le fasi conclusive della muta del piumaggio e la riduzione del fotoperiodo, quindi con l’accorciamento delle ore di luce.

In ogni caso tutti questi movimenti sono prevedibili e interessano località ben precise che coinvolgono l’intera popolazione di una determinata specie e costituisce un movimento stagionale  tra i luoghi estivi di riproduzione ed i luoghi invernali di svernamento.
 

Gli uccelli durante le loro migrazioni devono superare delle grandi difficoltà, prima di tutto si troveranno di fronte a delle barriere ecologiche come le catene montuose, i mari ed i deserti. Oltre a questo avranno contro anche fattori limitanti naturali come condizioni meteo-climatiche avverse e predazione da parte di uccelli rapaci, ma subiranno anche fattori limitanti di origine antropica come la caccia o il degrado ambientale e la perdita di habitat come zone adatte per la sosta ed alimentazione (area stop-over).

Gli uccelli per un adattamento evolutivo all’ambiente e quindi alla vita stessa delle singole specie, hanno subito degli adattamenti aerodinamici nella forma dell’ala e della coda,  da questi ne hanno la propulsione e la direzione, quindi un adattamento anche per  le loro migrazioni e spostamenti più o meno lunghi.  Ecco che specie con ali lunghe ed appuntite  caratteristiche di specie migratrici con battito d’ala battuto o volo battuto, quindi migratori a lungo raggio. Specie migratrici con ali lunghe, larghe ed arrotondate con volo veleggiato o veleggiatori, quindi anch’essi migratori a lungo raggio. E poi specie migratrici con ali corte ed arrotondate con volo battuto intervallato da interruzioni del battito d’ala, quindi migratori a corto raggio.

L’Italia a differenza di altri stati europei costituisce un ponte aereo tra Europa ed Africa dove viene attraversato sia in andata che in ritorno da milioni e milioni di uccelli. Molto importanti sono le grandi isole come Sicilia, Sardegna, Corsica e tutte le piccole isole intorno l’Italia che costituisco un sistema di stazioni strategiche idonee per far riposare gli uccelli prima di continuare il grande volo di migrazione. Fondamentali tutte le coste marine tirreniche ed adriatiche, ma anche la linea Alpina e quella Appenninica
Tutti gli uccelli migratori si spostano seguendo delle rotte ben definite e pressoché precise, quando ad essere seguita è una unica rotta, limitata e ristretta rispetto alla zona riproduttiva si parla di “migrazione a fronte ristretto” quindi sorvolando sia all’andata e ritorno sempre le stesse località e mai altri territori, tipico della gru europea. Al contrario per la maggior parte delle specie migratrici si muove su fronti molto ampi e si parla allora di “migrazione a fronte allargato” tipico è il caso della rondine, del tordo bottaccio e di altri piccoli passeriformi, ma anche dei limicoli e delle anatre. Comunque anche i migratori di questa tipologia molte volte sono costretti a concentrarsi in certi luoghi della linea di rotta, infatti questo succede come è notorio nelle valli anziché sorvolare una catena montuosa, oppure concentrarsi lungo vie di acqua come i fiumi o le coste marine, o i stretti vedi appunto lo Stretto di Sicilia o lo Stretto di Gibilterra dei veri e propri ponti di accesso nei voli di risalita per i quartieri di riproduzione degli uccelli che hanno svernato in Africa. In poche parole le migrazioni a fronte allargato delle volte almeno per una parte del percorso, si trasformano in migrazioni a fronte ristretto. Molti uccelli seguono rotte diverse a seconda che sia l’andata o quella di ritorno si parla allora di “migrazione a cappio” questo molto probabilmente per sfruttare i venti  che soffiano nella direzione del volo, tipico di alcuni uccelli che svernano in Africa e si riproducono in Europa, per esempio la quaglia. Questo è un tipico esempio di “risparmio energetico”. Ma questo tipo di rotta è usata anche da molti uccelli acquatici che dai quartieri di svernamento compiono un giro verso il Mar Baltico e poi verso oriente usando queste stazioni intermedie non gelate per riposarsi perché le aree di nidificazioni dalla Siberia quando iniziano le migrazioni primaverili sono ancora gelate.
La scelta della rotta è ancora un mistero o ancora in parte e cioè se è un istinto genetico quindi ereditario, oppure appreso o comunque l’insieme dei due fattori. Per esempio anatre ed oche i giovani migrano con gli adulti e quindi i primi acquisiscono l’esperienza dei secondi, vedi appunto i voli in formazione misti di adulti e giovani. Al contrario invece uccelli giovani che partono con una precisa rotta riescano a trovare i quartieri di svernamento, vedi appunto il caso dei giovani cuculi, ma anche di specie come quaglie e tortore. Quindi a quanto pare gli uccelli hanno una “bussola interna” che interagisce con il campo magnetico terrestre, un sistema di navigazione solare ed un sistema di navigazione stellare,  ma non solo, gli uccelli sfruttano i segnali e riferimenti visibili a terra, tutto questo è anche condizionato dal tempo atmosferico in particolare i venti in quota ed i venti a terra. Il volo migratorio, anche per specie solitamente diurne, avviene nella maggior parte dei casi di notte vedi per esempio una moltitudine di piccoli insettivori ed i più comuni tordi bottaccio e merlo. Altra particolarità è il fatto che in molte specie partono prima i maschi e questo succede perché i maschi prendono possessi del territorio dove poi attirerà la femmina che seguirà poco dopo, vedi per esempio l’usignolo. Per esempio le femmine di quelle specie che migrano a breve o media distanza si spostano più lontano dei maschi ed i giovani più lontano degli anziani. Inoltre molti gabbiani o alcuni limicoli come il Combattente, i cui maschi, più grossi delle femmine e dei giovani, possono svernare a latitudini più alte, questa soluzione permetterà ai maschi di giungere nelle aree di riproduzione prima delle femmine per scegliere i territori migliori di nidificazione.

Migratori a corto raggio (freccia verde): Fiorrancino, Cesena, Verdone, Cardellino, Cinciallegra, Cinciarella Codibugnolo, Tordo bottaccio, Capinera, Fringuello, Passera scopaiola, Codirosso spazzacammino, Pispola, Pettirosso, Saltimpalo, etc. etc. - Migratori a lungo raggio (freccia azzurra): Lui grosso, Rigogolo, Rondine, Rondone, Quaglia, Beccaccino, Averla, Averla Capirossa, Upupa, Pigliamosche, Sterpazzola, Sterpazzolina, Usignolo, Culbianco, Assiolo, Piovanello pancianera, Succiacapre, etc. etc. - Migratori a lungo raggio (freccia arancio): Cicogna, Biancone, Pecchiaiolo, Falco di Palude, Lodolaio, Albanella minore, etc. etc.

Le migrazioni si svolgono secondo delle direzioni determinate che in Europa sono in generale rivolte da nord-est a sud-ovest durante il passo autunnale ed in senso inverso durante il passo primaverile, ma anche incrociandosi in mille diramazioni secondarie.
La quota di volo degli uccelli in fase di migrazione varia da specie a specie, la maggior parte di essi non supera i 1000 metri, ma da osservazioni fatte anche con il radar è risultato che specie anche di modeste dimensioni possano raggiungere i 1500/3000 metri, addirittura oche è gru sono state viste oltre i 10000 metri di altezza. In Europa sono le oche ed i cigni a raggiungere le quote maggiori  fino a 8000-8500 metri, mentre la maggior parte delle specie si sposta rimanendo sotto i 2000 m. Il record mondiale conosciuto è quello di un Grifone di Ruppell (Gyps rueppelli), finito nei reattori di un aereo nei cieli sopra la Costa d'Avorio, ad una quota di 11.300 m.
La velocità di volo anch’essa varia da specie a specie e non è costante, questa tende ad aumentare f raramente superano i 50 km orari, ma ci sono eccezioni come rondini e rondoni che sono assai più veloci. I falchi in genere anche se veleggiano molto hanno una velocità variabile dai 50 ai 70 km orari, i pivieri e limicoli in genere dai 70 agli 80 km orari, le anatre raggiungono facilmente i 90/100 km orari. Comunque la velocità di crociera di alcune specie: Colombaccio e Germano reale 60 km orari, Rondone 40 km orari, Cinciarella 29 km orari. 
Comunque la durata di un viaggio per raggiungere un quartiere di svernamento o di riproduzione è influenza in larga misura dal vento e dalle condizioni climatiche in genere e comunque sia molti uccelli riescono a coprire in una sola notte o in un solo giorno o comunque in 24 ore distanze di centinaia e centinaia di chilometri, vedi appunto il voltapietre un piccolo limicolo della dimensione di un tordo bottaccio che   in 24 h può percorrere 800 chilometri. In media un migratore diretto in Africa dall’Europa compie 5000 km in circa 100 giorni. La maggior parte degli uccelli migratori europei a lungo raggio tipo beccafichi, capinere, etc. compiono tappe con un avanzamento giornaliero 60-75 km. Rondini, sterne e limicoli compiono invece tappe con un avanzamento giornaliero di 150-200 Km. al giorno. Rari sono gli uccelli europei che compiono il volo migratorio in un'unica o in poche tappe. Tra queste spicca il Beccaccino, con percorsi no-stop di 5000-7500 Km.
Tra gli uccelli la migrazione più lunga conosciuta è quella della Sterna artica, che dai quartieri di riproduzione dell’Artico nei mari del Nordamerica, raggiunge i quartieri dell’ Antartide, dopo un viaggio medio di oltre 17.000 Km quindi tra andata e ritorno più di 30.000 km. Il piviere d’orato d’America si riproduce nella tundra artica del Nordamerica per svernare nelle pampas argentine.  Ma anche qui da noi in Europa la piccola Cannaiola verdognola che appunto dall'Europa suo quartiere riproduttivo vola fino al Sud Africa quartiere di svernameno, o il Falco della Regina, che arriva sino al Madagascar.
In Italia il punto di maggior concentrazione di migratori è lo stretto di Messina, con un passaggio di 18.000 individui di media giornaliera considerando solo i rapaci ed i grandi veleggiatori (es. cicogne).

L’evoluzione ha affinato su ogni specie di uccello le proprie strategie di migrazione che sono molto ampie e diversificate. Di fatto però a prescindere dalle strategie migratorie tutti gli uccelli prima di partire intensificano l'attività trofica, in pratica aumentare la quantità di grasso che per alcune specie addirittura quasi raddoppia il proprio peso, vedi appunto il Beccafico  con un aumento di peso anche del 70-80%. Nel contempo già settimane prima la maggioranza degli uccelli muta il proprio piumaggio, con una muta totale, parziale oppure delle varianti intermedie. Tutto questo chiaramente per aumentare l’energia in riferimento all’aumento di grasso e per migliorare l’efficienza di volo con appunto la muta. Il tutto sempre in relazione al risparmio energetico. Il momento che fa scattare la partenza, il giorno fatidico e regolato da un complesso meccanismo biologico “l’orologio biologico interno” un complesso meccanismo biologico di tipo ormonale e neurale che è condizionato dal fotoperiodo (allungamento e accorciamento della luce solare), dal clima in particolare dalla temperatura, ma anche da altri fattori ambientali. 

Gli uomini hanno imparato a volare ed a navigare osservando il volo degli uccelli e l’azione del vento sulle loro ali. Gli uccelli nei loro voli di migrazione come abbiamo visto sfruttano anche il vento e si muovono anche in relazione di questo  sfruttando la loro direzione per risparmiare energia. Possiamo dire che in generale durante i movimenti migratori prenuziali/migrazione primaverile/ripasso primaverile gli uccelli sfruttano i venti dal quadrate est – sud-est – sud-ovest, al contrario durante la discesa nei quartieri di svernamento con i movimenti  postnuziali/migrazione autunnale/passo autunnale  gli uccelli sfruttano i venti dal quadrante ovest – nord-ovest – nord – nord-est.
Era una convinzione dei nostri “vecchi” cacciatori che praticavano la caccia sulle coste tirreniche nelle macchie mediterranee, nei tomboli e nei campi subito dietro a questi, che i tordi bottacci, i merli e le allodole durante le giornate di passo autunnale venivano direttamente dal mare da chissà dove. Certo, venivano dal mare ma solo perché il vento di tramontana faceva piegare la direzione di questi gettando letteralmente in mare aperto migliaia e migliaia di uccelli, questi chiaramente poi cercavano di riguadagnare la terraferma molte volte attratti dalla luce della costa. Tutto questo è avvalorato dal fatto che in giornate di mare calmo con vento da nord, in nottate di pesca dalla barca in mare aperto a miglia e miglia lontano dalla costa, più volte abbiamo accertato tramite i continui versi di richiamo “zirli del tordo bottaccio e strusciate del merlo” una altissima concentrazione di turdidi in volo e non poche volte buttati letteralmente sulla barca attratti dalle nostre luci. Al contrario con i venti dai quadranti sud questi uccelli volano alti in linea con la dorsale appenninica o comunque molto all’interno e praticamente sulla costa il passo risulta quasi a zero.

Durante il passo autunnale i migratori viaggiano con i venti dal quadrante nord (frecce blu) questo perchè sono spinti dal vento e quindi un risparmio energetico (frecce arancio), questo vento però devia gli uccelli in mare aperto che poi riguadagnano la terra ferma (frecce verdi) 

L’INANELLAMENTO DEGLI UCCELLI A SCOPO SCIENTIFICO

Castel Fusano, quasi novanta anni fa un Osservatorio ornitologico

Non credo che esista qualcosa di più affascinante e misterioso degli eventi che ci può riservare la natura, uno di questi eventi misteriosi sono le migrazioni degli uccelli. Per migliaia di anni questi stupendi animali (da cui l’uomo ha appreso anche le tecniche di volo e quindi la costruzione degli aeroplani), hanno trasvolato il mondo in lungo e in largo, seguendo sempre le stesse “strade” aeree percorrendo alcune volte migliaia e migliaia di chilometri, anticipando o inseguendo i ritmi delle stagioni. Le migrazioni degli uccelli, di cui ancora molti lati sconosciuti sono da scoprire, ma grazie a l’opera, la passione, l’intuito e l’intelletto di alcuni personaggi, oggi le nostre conoscenze scientifiche ci permettono di sapere molto di più su questo meraviglioso evento naturale. Uno di questi personaggi e precursore della ricerca scientifica sulle migrazioni è senza  dubbio il Principe Francesco Chigi Della Rovere che dal 1930 al 1943 aveva attivato un Osservatorio Ornitologico a Castel Fusano e installato un sistema di reti per la cattura degli uccelli, questi appena catturati venivano contrassegnati con un anello o altro segno distintivo alla zampa, venivano presi dei dati biometrici e catalogati insieme ad altre caratteristiche dell’uccellino, poi veniva immediatamente rilasciato. Queste tecniche sono ancora oggi in uso e ancora più sofisticate, in quanto unico sistema efficace per la conoscenza della dinamica delle migrazioni. Grazie al Principe Francesco Chigi, l’Italia vantava a quell’epoca il primato degli impianti di cattura per scopi scientifici, cioè gli Osservatori Ornitologici che qui oltre a contrassegnare gli uccelli, venivano anche censiti da appositi siti di osservazione. Riportiamo alcuni dati tratti da un famoso libro “Migratori Alati” di Mario Rotondi altro eminente ornitologo. Tra la fine dell’ottocento e la fine del novecentoventisette, nel mondo tra oriente e occidente esistevano una ventina di Osservatori Ornitologici. In Italia iniziò un primo esperimento il Comitato Venatorio Ornitologico di Milano, da questi primi risultati lusinghieri nacque per opera del Prof. Alessandro Ghigi dell’Università di Bologna un programma di inanellamento e istituì nel 1929 l’Osservatorio Ornitologico del Garda con sede a Salò (Brescia) cui Direttore era il Dr. Antonio Duse. Subito dopo nella primavera del 1930 su iniziativa del Principe Francesco Chigi Della Rovere e della Federazione Nazionale Cacciatori (l’odierna Federazione Italiana della Caccia) veniva costruito a Castel Fusano l’Osservatorio Ornitologico. A seguito di questi primi importanti risultati resi noti e apprezzati dagli studiosi di tutto il mondo, presso l’Università di Bologna sorse il Laboratorio di Zoologia Applicata alla Caccia diretto dal Prof. Alessandro Ghigi, poi divenuto Istituto Nazionale della Biologia della Selvaggina, poi ancora  Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ed attualmente Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Da quel momento, 1931 al 1939 si svilupparono in Italia e nel mondo altri Centri di inanellamento fino ad una quarantina. L’Italia da ultima che era per nascita dei Centri risultò infine essere la prima e la più specializzata, infatti erano presenti sul nostro territorio 6 Osservatori Ornitologici, contro 5 in Germania, 2 in Danimarca, 2 in Francia, 2 in Norvegia, 2 in Olanda, 2 in Svezia ed 1 in Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Inghilterra, Irlanda, Jugoslavia, Lituania, Polonia, Svizzera, Ungheria e URSS. Nell’Osservatorio Ornitologico di Castel Fusano creato e diretto dal  Principe Francesco Chigi venivano finalizzati gli studi e le catture principalmente sulle specie quali il tordo bottaccio, lo storno, la quaglia, il colombaccio, la colombella, la beccaccia, la rondine, etc. etc. Studi che ancora oggi sono riportati in bibliografia su alcuni lavori scientifici, in quanto importanti dati di comparazione.

Quindi come abbiamo visto l’ISPRA controlla, coordina e gestisce tutto il sistema degli inanellamenti a scopo scientifico con dei protocolli operativi ben precisi con più di 400 inanellatori sparsi sul territorio italiano che con appositi strumenti di misurazione effettuano una serie di misurazioni morfologiche e biometriche, nonché controllare i parametri fisiologici utili anche a stabilire lo stato di salute ed efficienza dell’individuo prima di essere marcato tramite anello. Il tutto va poi scritto su delle apposite modulistiche ed ulteriormente inserito con uno specifico programma in una banca dati computerizzata.
Misurazioni morfologiche e biometriche: * La corda massima: è la lunghezza complessiva dell’ala misurata dalla spalla alla punta della penna remigante più lunga. * La terza remigante: è la lunghezza della terza penna remigante primaria dalla base alla punta * Il tarso: è la lunghezza del tarso della zampa dall’articolazione con la tibia a quella con le falangi. * In alcuni casi possono essere effettuate ulteriori misurazioni biometriche, quali lunghezza del becco, coda e piede.
Parametri fisiologici: I dati raccolti riguardano: il grasso, il muscolo, la muta, il peso, l’età , il sesso. Al termine di tutte le operazioni descritte, della durata media di meno di un minuto, il soggetto inanellato è prontamente rimesso in libertà.

Quindi per completezza le fasi dell’inanellamento a scopo scientifico sono così suddivise: Cattura – Estrazione – Identificazione – Marcatura – Misura ala (corda massima) – Misura ala (3° remigante terziaria) – Misura tarso – Determinazione  Grasso e Muscolo – Muta, Età e Sesso (quando quest’ultimo è determinabile) – Peso – Liberazione.
 

L’ISPRA è il nodo italiano della rete internazionale dell’EURING, l’organizzazione che coordina gli inanellamenti in Europa, l’ISPRA adotta la codificazione EURING comune a tutti i centri di inanellamento d’Europa.
I strumenti maggiormente utilizzati per la cattura degli uccelli sono le reti foschia ovvero le mist-nets inventate in Giappone circa trecento anni fa, ma ci sono anche altri tipi di reti e trappole per la cattura degli uccelli a scopo scientifico.

Altri metodi e strumenti per studiare le migrazioni degli uccelli sono con l’ausilio dell’elettronica: sistema di radiolocalizzatori gps (telemetria satellitare), data logger, trasmittenti, l’uso del radar e l’uso delle stazioni bioacustiche, etc. etc.
 

Rete Foschia o Mist-Nets

Stefano De Vita  in una sessione di inanellamento a scopo scientifico presso una stazione di inanellamento autorizzata ISPRA