LE SPECIE FAUNISTICHE OGGETTO DI PRELIEVO -  CENNI DI ZOOLOGIA DEI SUIDI, CERVIDI E BOVIDI

• In questa parte diamo un cenno su questi grandi mammiferi italiani oggetto di caccia, tutte le specie elencate sono Ungulati.
Gli Ungulati a loro volta si dividono in due Ordini: i Perissodattili che comprendono i cavalli, gli asini, i rinoceronti, i tapiri e gli ippopotami: gli Artiodattili che comprendono le famiglie che ci interessano da vicino e cioè i Suidi, Cervidi e Bovidi.
La differenza che esiste tra Perissodattili e Artiodattili è sul fatto che i primi hanno tutto il peso del corpo su un dito centrale a forma di zoccolo e questo passa attraverso il terzo dito, mentre  per il secondo gruppo il peso del corpo è distribuito tra il terzo e quarto dito, il secondo e il quinto dito in alcune specie si sono trasformati in speroni (ippopotami e cinghiali).
Tutte le specie che di seguito andiamo a descrivere (ad eccezione del Cinghiale) sono provviste di Palchi (Cervidi) e di Corna (Bovidi).
Le Corna sono un astuccio corneo formato dalla stessa proteina (cheratina) che ispessisce e rafforza unghie e peli, saldato all’osso del corno con il tessuto connettivo. Questo astuccio esterno di epidermide cornificata proprio perché cavo, che i bovidi sono detti Cavicorni. Le corna non cadono mai ed hanno una crescita continua, le corna non rigenerano e se si spezzano rimangono tali. La crescita delle corna si ha in modo visibile con l’anello di accrescimento e cioè il nuovo cresce sul vecchio, infatti basta contare gli anelli di accrescimento per stabilire l’età, per esempio di uno stambecco o di un muflone. La crescita è legata al fotoperiodo  (durata della luce nelle stagioni), ma anche dall’ormone maschile.
Le corna piene o Palchi tipiche dei  Plenicorni cioè i cervidi, sono costituiti da un vero e proprio tessuto osseo, nella fase di crescita e formazione la parte ossea è ricoperta dal velluto, cioè pelle munita di peli. Al termine dell’accrescimento questa struttura si ossifica (sali di calcio), i vasi sanguinei si strozzano, quindi il velluto si secca e cade a brandelli o viene tolto dallo stesso cervide soffregando contro tronchi o rami. Il palco ripulito dal velluto è di colore bianco ma prende in seguito un colore più o meno scuro in relazione ai fattori ambientali, alimentari. etc. Tutto il palco è morto e rimane ancora attaccato per molti mesi all’osso vivo della testa, finché il cervide getta il corno. Il mese successivo ricrescerà a partire dall’osso frontale stelo e anno dopo anno crescerà sempre più di peso e di punte, fino ad una età che il palco andrà in regresso. Il palco è formato da due stanghe e queste cadono una per volta.   La formazione e la caduta del palco è dovuta da due ormoni: la somatotropina che viene prodotta durante tutto l’anno in particolare in primavera ne stimola la crescita e il testosterone al contrario ne inibisce la crescita e ne determina la successiva pulitura, il testosterone viene prodotto durante il ciclo sessuale in particolare in estate.
I Cervidi ed i Bovidi si cibano prettamente di vegetali e possono essere pascolatori o brucatori, la differenza sostanziale è che il pascolatore si nutre poche volte nella giornata per lungo tempo, mentre il brucatore si nutre frequentemente per brevi periodi.                                                                                                                                       
 

IL CINGHIALE

Famiglia Suidi – Cinghiale Sus scrofa
La specie è diffusa in Europa, Asia e Africa paleartica, non è presente in Inghilterra, Irlanda, Islanda e Scandinavia, in Svezia ed in Norvegia sono stati introdotti.
Sottospecie presenti in Europa:
Sus sus scrofa – Europa occidentale e centrale
Sus scrofa castilianus – Penisola iberica
Sus scrofa meridionalis – Sardegna e Corsica
Sus scrofa majori – Italia (maremma tosco-laziale)
Sus scrofa falzfeini – Polonia, Europa nord-orientale
Sus scrofa reiseri – Balcani
Sus scrofa attila – Romania, Europa sud-orientale
Il cinghiale è un animale di notevoli dimensioni e come molti mammiferi sono più piccoli alle basse latitudini e più grandi man mano che si sale al nord Europa, con un peso che varia dai 60 ai 200 kg e oltre per i maschi, le femmine dai 40 ai 150 kg. e oltre. La lunghezza anche è molto variabile in relazione al peso, infatti i maschi misurano dai 120 ai 180 cm. e le femmine dai 110 ai 150 cm. Anche l’altezza al garrese e molto variabile, dai 70 ai 110 cm per i maschi e dai 60 ai 100 cm. per le femmine. Come abbiamo detto le forme che vivono intorno l’area mediterranea quindi più a sud rispetto all’Europa sono più piccole.
Il cinghiale ha un aspetto molto massiccio in particolare i maschi, testa molto grande e muso allungato con un collo corto, orecchie corte provviste di pelo portate diritte e di forma ovale, gli arti anteriori più alti dei posteriori,
Gli adulti hanno un  pelo in inverno che è di un colore bruno scuro tendente al nero con l’avanzare dell’età, in estate il pelo è bruno tendente al grigio. I piccoli nati sono striati, i cinghiali che non superano l’anno di età sono caratterizzati da un pelo rossiccio, infatti vengono definiti rossi.
Il mantello subisce due mute, una estiva (maggio-luglio) ed una invernale (settembre-ottobre), iniziano a mutare prima i giovani ed a seguire gli adulti e poi gli anziani. La muta inizia dal basso, quindi zampe e parti interne e ventre, a seguire i fianchi, testa e dorso.
Il dimorfismo sessuale è evidente quando ci troviamo di fronte ad adulti o ad anziani, infatti i maschi presentano una conformazione più massiccia rispetto alle femmine, la presenza di zanne nella mandibola e dei coti nella mascella (zanne e coti = canini), molto evidenti appunto nel maschio, la presenza del pennello (ciuffo di peli che copre il prepuzio del pene) e sacche scrotali evidenti nella parte perianale. La femmina, a parte una struttura più slanciata evidenzia la presenza dei capezzoli visibili particolarmente nel periodo post parto, questi comunque vanno da 10 a 14 e sono generalmente attivi solo 8.
L’alimentazione è onnivora con prevalenza vegetale: bulbi, tuberi, radici, ghiande, faggiole, castagne, granturco, grano, orzo, frutta, etc. la parte animale è costituita principalmente da invertebrati e piccoli mammiferi, carogne, anfibi, uova,  piccoli di uccelli che nidificano a terra, ma anche giovani leprotti.
L’habitat di elezione è la macchia mediterranea e boschi decidui di latifoglie ricchi di sottobosco dove si intrecciano corsi d’acqua, paludi, piccoli stagni, inoltre zone miste tra bosco e pascoli e aree coltivate. In montagna si spinge fino al limite della vegetazione arborea.
Le classi sociali all’interno di una popolazione di cinghiali si dividono in: piccoli/striati (< 4/6 mesi) – giovani (< 2 anni) – sub-adulti (< 2/3 anni) – adulti (> 3 anni) – Anziani (> 4/5 anni) – il cinghiale vive fino ad un massimo di 10 anni.
I cinghiali vivono in branchi più o meno numerosi dove predomina una struttura matriarcale, composta da una femmina dominante e varie famiglie imparentate con piccoli e giovani. Tutto il gruppo delle scrofe difende i piccoli. I maschi rimango nel branco fino all’età di 18 mesi  e poi vengono allontanati, ed i sub-adulti e gli adulti vivono solitari. Di solito il grosso solengo (maschio adulto) è accompagnato da un sub-adulto detto scudiero
Il periodo riproduttivo va da novembre a febbraio in relazione alle condizioni climatiche ed alle risorse trofiche. La maturità sessuale fisiologica del maschio è di 12 mesi, della femmina di 8 mesi. La maturità sessuale psicologica del maschio è di 3/4 anni e della femmina è di 2 anni. I maschi solitari entrano nel branco femminile, allontanano gli eventuali sub-adulti maschi o i giovani e coprono le femmine in estro. Queste hanno una gestazione di 114/119 giorni e partoriscono da 4 a 8 per un massimo di 12 piccoli. Costruisco un nido con fogliame, di solito sotto una grossa radice o tronchi, questo nido serve per mantenere la temperatura costante per i piccoli.
I principali predatori naturali del cinghiale sono il Lupo (cinghiali fino ai sub-adulti), la Lince (piccoli e giovani), Cani randagi inselvatichiti (piccoli e giovani), Volpi (piccoli appena nati), malattie da virus, batteri e parassiti (peste suina e trichinosi).
Il maggiore predatore non naturale del cinghiale è l’uomo. L’unico, in questo momento di grande espansione della specie, a controllare il cinghiale in modo razionale.

 

IL DAINO

Famiglia Cervidi – Daino Dama dama
La specie è diffusa in Europa ed in Asia minore.
Sottospecie presenti in Europa.
Dama dama – Europa
Tra i classici cervidi europei possiamo definire il daino un cervide di medie dimensioni se lo raffrontiamo al piccolo capriolo ed al grande cervo. La sua lunghezza varia dai 130 cm. per la femmina, ai 150 cm. per il maschio, una altezza al garrese di 90 cm. e oltre per il maschio ed anche oltre 80 cm. per la femmina. Il peso del maschio oscilla tra i 65 e 115 kg. e la femmina tra i 40 e i 65 kg.
Il mantello è in entrambi i sessi di un colore bruno-rossiccio con macchie bianche sui fianchi e  sul dorso nel periodo estivo, e di un colore bruno-grigiastro intenso nel periodo invernale. Sono presenti delle variazioni del mantello dal colore sabbia, porcellana, melanico e soggetti albini. La parte caudale ha un disegno caratteristico, con parte posteriore bianca e nera, la coda lunga ha una larga striscia nera al centro, lo specchio anale ha la forma di un’ancora rovesciata.
Il dimorfismo sessuale è evidente per la taglia più imponente dei maschi e per la presenza dei palchi a forma di pala molto larga e allungata, questi cadono in aprile/maggio e ricrescono in luglio/agosto ma finanche settembre e si ha la pulitura dei palchi, la femmina ha una struttura più esile e presenta 4 capezzoli.
Per quanto riguarda l’alimentazione, il daino è un ruminante pascolatore con tendenza al pascolatore puro, la sua dieta quindi è vegetale: germogli, semi, erba fresca, erba secca, cereali,  arbusti, corteccia, ma anche rape e patate. 
L’habitat di questa specie è preferibilmente boschi aperti ad alto fusto, anche con ricco sottobosco, ampie zone a pascolo circostanti, ma anche in zone di macchia mediterranea e pinete costiere. Soffre il forte freddo e mal sopporta la neve.
Le classi sociali all’interno di una popolazioni di daini è così divisa: per i maschi  0/10 mesi (cerbiatto) – 10/23 mesi (giovane/fusone) – 2 anni (sub-adulto/balestrone) – 3/11 anni (adulto/palancone) – 11 o più anni (seniores/palancone); per le femmine 0/12 mesi (cerbiatto) – 1/2 anni (giovane/sottile) – 3/11 anni (adulto) – 11 o più anni (seniores).
I daini vivono in branchi più o meno numerosi composti da femmine, giovani e cerbiatti, i maschi sub-adulti e adulti vivono in branchi separati.
Il periodo riproduttivo oscilla tra ottobre e novembre ed in questo periodo i branchi possono essere misti, comunque i maschi adulti entrati nei branchi di femmine delimitano delle arene raschiando con i palchi il terreno e orinandoci sopra, ma delimitano anche con raspate, fregoni e segnali vocali. I maschi adulti contendenti si combattono a colpi di palchi senza mai procurarsi seri danni, comunque in seguito avviene l’accoppiamento con le femmine e a maggio/giugno dopo una gestazione di circa otto mesi  (229 giorni) partoriscono 1 e raramente 2 piccoli  allattandoli per 3/4 mesi. La maturità sessuale fisiologica sia nel maschio che nella femmina è di 1 anno, la maturità sessuale psicologica del maschio è di 5/6 anni e nella femmina è di circa 3 anni.
I principali predatori naturali sono il Lupo (tutte le classi sociali), la Lince (piccoli e giovani in particolare le femmine anche sub-adulte), Cani randagi inselvatichiti (tutte le classi sociali), Volpe (occasionalmente piccoli), Parassiti interni allo stomaco, all’intestino e apparato respiratorio in zone dove sono presenti alte densità di daini in relazione ad aree dove persiste acqua stagnante, inoltre sono particolarmente sensibili a malattie da raffreddamento.
La specie non è autoctona ma è stata anticamente introdotta e bene inserita nel contesto mediterraneo è comunque estremamente adattabile anche alle attività umane, anche in questo caso in molti contesti l’espansione incontrollata del daino inizia a creare dei problemi in particolare al sistema boschivo e quindi l’unico in grado di poter effettuare un efficiente controllo sulla specie è l’uomo.

IL CERVO

Famiglia Cervidi – Cervo Cervus elaphus
La specie è diffusa in Europa, nell’Africa del nord, nell’Asia centrale e America nord-occidentale. E’ assente in Islanda ed in alcune parti del nord Europa, comunque il cervo è stato introdotto o reintrodotto in alcune parti dell’Europa.
Sottospecie presenti in Europa:
Cervus elaphus elaphus – Svezia
Cervus elaphus hipealaphus – Europa centrale e occidentale, Balcani
Cervus elaphus scoticus – Gran Bretagna e Irlanda
Cervus elaphus atlanticus – Norvegia
Cervus elaphus hispanicus – Penisola iberica
Cervus elaphus Corsicanus – Corsica e Sardegna
E’ il più grande e maestoso dei cervidi europei (a parte l’Alce), le sue misure oscillano tra i maschi 180/250 cm. e le femmine tra i 150/200 per un peso che varia tra i 100 e i 300 kg. per i maschi, le femmine invece tra i 70 e i 150 kg.
Il mantello è in entrambi i sessi in inverno di un colore bruno-rossastro tendente al grigio più o meno intenso, in estate bruno-rossastro e ventre chiaro. I piccoli hanno il manto maculato di bianco.
Il dimorfismo sessuale è molto evidente in quanto il maschio ha un aspetto maestoso e regale, inoltre è provvisto di palchi che si rinnovano da febbraio a giugno e già a luglio/agosto ma anche settembre si ha la pulitura del palco. La femmina meno imponente del maschio presenta 4 capezzoli.
L’alimentazione del cervo è prettamente di origine vegetale: è un ruminante pascolatore di tipo intermedio e si ciba di erbe fresche e secche, foglie, cortecce, germogli, frutta e tuberi.
Il suo habitat preferito sono i grandi boschi decidui di latifoglie misti, o di conifere con poco sottobosco, con molte radure e pascoli aperti, in zone molto vallive. In montagna si spinge oltre il limite della vegetazione arborea.
All’interno di una popolazione di cervi ben strutturata troviamo le seguenti classi sociali: nel maschio 0/10 mesi (cerbiatto) – 11/23 mesi (giovane/fusone/jahrling) – 2/8 anni (sub-adulto/definito in base al numero delle cime) – 9/12 anni (adulto/pascià/definito in base al numero delle cime) – 13 o più anni (seniores/pascià); le femmine 0/10 mesi (cerbiatto) – 11/23 (giovane/sottile) – 2/8 anni (sub-adulto/sottile) – 9/12 anni (adulto/”madre”) – 13 o più anni (seniores/”zucca”).
I cervi vivono in branchi unisessuali femminili guidati da una femmina adulta, con i piccoli ed anche i maschi di un anno, branchi più o meno numerosi di maschi sub-adulti, maschi adulti in piccoli gruppi e seniores solitari.
Il periodo riproduttivo si protrae da settembre ad ottobre, il periodo degli amori e degli accoppiamenti sono caratterizzati da furiosi combattimenti tra maschi. Il maschio dominante all’interno di un branco di femmine  ha formato il proprio “harem” e lo difende dai maschi contendenti. Caratteristico è il richiamo amoroso “il bramito”. Le femmine dopo l’accoppiamento dopo un periodo di gestazione di circa otto mesi (226/236 giorni), partoriscono un piccolo raramente due che vengono allattati per 3/4 mesi, il parto avviene in zone nascoste ed isolate per un periodo temporaneo dopo di che la femmina si riunisce al branco. La maturità sessuale fisiologica in entrambi i sessi è di 1/2 anni, la maturità sessuale psicologica dei maschi è di 7/8 anni, nelle femmine è di 3/4 anni.
I principali predatori naturali del cervo sono: il Lupo (piccoli/giovani e femmine), Lince (piccoli/giovani e raramente femmine), Cani randagi inselvatichiti (piccoli e femmine inesperte), Volpe (piccoli appena nati), Aquila (piccoli), Parassiti interni dell’intestino e dello stomaco, sempre in situazioni di alta concentrazione di capi.
Il cervo necessita di grandi estensioni boschive e purtroppo dove persiste la parcellizzazione del territorio e quindi degli spazi naturali fruibili, questi spazi interrotti da strade, urbanizzazioni varie e attività turistiche, rurali e zootecniche  hanno fatto si che non può coesistere un eccessivo numero di cervi e qualora questo accada è sempre la mano dell’uomo che deve ripristinare il giusto equilibrio. Per la sua difesa è essenziale proteggere le aree boschive di grandi dimensioni e mantenerle nella sua perfetta integrità.

IL CAPRIOLO

Famiglia Cervidi – Capriolo Capreolus capreolus
La specie è diffusa in Europa ad eccezione delle zone più settentrionale e isole del mediterraneo, in Asia minore, in Asia settentrionale e centrale.
Sottospecie presenti in Europa:
Capreolus capreolus capreolus – Svezia, Europa centro-settentrionale
Capreolus capreolus transsylvanicus – ad Est e Qvest dei Carpazi, Alpi orientali,  Balcani ed Europa orientale?
Capreolus capreolus thotti – Gran Bretagna
Capreolus capreolus canus – Spagna
Capreolus capreolus cistaunicus – Francia, Belgio, Olanda, Germania nord-occidentale?
Capreolus capreolus decorus – Spagna nord-occidentale, Portogallo?
Capreolus capreolus joffrei – Francia centro-meridionale?
Capreolus capreolus zedlitzi – Prussia orientale, Polonia
Capreolus capreolus italicus – Italia centrale tirrenica, Gargano, Sila
Capreolus capreolus grandis – Ex Yugoslavia meridionale
Capreolus capreolus whitalli – Bulgaria, Grecia, Turchia occidentale
Capreolus capreolus illyricus – Ex Yugoslavia centrale, Croazia?
E’ il più piccolo cervide autoctono europeo, il maschio raggiunge una lunghezza di circa 115 cm. ma li può superare, la femmina può superare i 105 cm., l’altezza al garrese per il maschio è di 70/77 cm., per la femmina di 60/70 cm., il peso 23/32 kg. e le femmine 18/30 kg.
Il mantello in entrambi i sessi è in inverno grigio-bruno più o meno intenso, in estate invece tende al rossiccio- brunastro al giallastro, i piccoli sono macchiati.
Il dimorfismo sessuale si differisce dal fatto che i maschi sono in possesso dei palchi a caduta stagionale, cadono tra ottobre/novembre e ad aprile/maggio si ha la pulitura del palco, a giugno/luglio gli adulti hanno il palco completo. Nel periodo in cui ai maschi sono caduti i palchi il riconoscimento dei sessi è più difficoltoso, a parte le proporzioni più esili della femmina questa si riconosce dallo specchio anale che è a forma di “cuore” rovesciato e nel maschio a forma di “rene”, hanno una coda brevissima praticamente invisibile, nella femmina invece si nota una “falsa coda” un ciuffo di peli color crema che ricopre l’organo genitale. Le femmine hanno 4 capezzoli. Entrambi i sessi presentano muso con zone nere all’angolo della bocca, sulle narici e su labbro superiore, il labbro inferiore è bianco. Questa caratteristica del capriolo permette di distinguerlo a distanza dal cervo e dal daino in quanto non presentano questa colorazione del muso.
L’alimentazione del capriolo è prettamente vegetale, è un ruminante brucatore molto selettivo, la sua dieta vegetale si compone di erba fresca e germogli, erba secca, piante del sottobosco, frutti selvatici, foglie, funghi, cereali verdi e cortecce. Si ciba molto spesso la notte a seconda anche del disturbo antropico.
Il suo habitat preferito sono gli ambienti misti, bosco con fitto sottobosco, le zone ecotonali e cioè quelle di transazione con il bosco, queste zone di transazione anche coltivate, pascoli e vigneti, frequenta anche la macchia mediterranea.
Le classi sociali all’interno di una popolazione di caprioli sono suddivise in: nei maschi i piccoli (< 4 mesi) – giovani ( 12 mesi) – sub-adulti (1/2 anni) – adulti  (3/7 anni) – vecchi (8 o più anni), le femmine i piccoli (< 4 mesi) – giovani (12 mesi) – sub-adulti o sottili (1/2 anni) – adulti (2/7 anni) – vecchi (8 o più anni).
Le femmine in inverno vivono in branco formato da famiglie femminili e cioè la madre, i piccoli e le giovani femmine dell’anno precedente, eventualmente integrati da maschi sub-adulti e adulti. I maschi adulti vivono solitari e appartati ma sempre in prossimità dei branchi e comunque i maschi sono molto territoriali.
Il periodo riproduttivo è compreso tra la metà di luglio fino ad agosto, eccezionalmente anche settembre/ottobre, i maschi territoriali si accoppiano con tutte le femmine presenti nel suo territorio, i maschi possono anche invadere territori altrui per accoppiarsi. Possono verificarsi delle lotte tra maschi per il possesso del territorio e supremazia gerarchica tra marzo e maggio. L’accoppiamento è preceduto da un corteggiamento che si protrae per 3/5 giorni, dopo un periodo di gestazione di circa 9 mesi, tra maggio/giugno nascono i piccoli, in genere due o uno, ma assai raramente anche tre, che vengono allattati per 2/3 mesi. Caratteristico è il rapporto tra madre e piccolo che vengono apparentemente abbandonati in un riparo nel bosco e avvicinati solo per allattarli. Quindi un legame detto “a distanza” che di viene “al seguito” man mano che cresce il piccolo e cioè dall’età di 3 mesi, i nuovi nati si rendono indipendenti all’età di 9/12mesi.
La maturità sessuale fisiologica nel maschio è di 1 anno e nella femmina è anche poco prima di 1 anno. La maturità sessuale psicologica è nel maschio da  2/3 anni e nella femmina da 1/2 anni.
I principali predatori naturali del capriolo sono: il Lupo (tutte le classi sociali), la Lince (tutte le classi sociali), i Cani randagi inselvatichiti (tutte le classi sociali in minor misura i maschi adulti), Volpe (piccoli nati da poco), Gufo reale (piccoli nati da poco), Cinghiale (piccoli), Parassiti interni dello stomaco, dell’intestino e dell’apparato respiratorio sempre in altre concentrazioni di capi.
E’ una specie che ha avuto negli ultimi anni una forte espansione anche perché è molto adattabile anche agli insediamenti urbani, nelle zone naturali boscose non crea problemi, ma al contrario la sua adattabilità lo fa vivere molto bene in zone intervallate di aree boscose, insediamenti agricoli, aree coltivate a colture specializzate quali vigne, orti, fioricoltura, etc. qui per il controllo necessita dell’intervento dell’uomo.

IL MUFLONE

Famiglia Bovidi – Muflone Ovis musimon
La specie era diffusa in origine in Sardegna e in Corsica, è stato introdotto per scopi venatori in zone dell’Europa centrale e meridionale, In Italia è presente su tutta la dorsale appenninica in particolare quella tosco-emiliano, nonché nell’arco alpino occidentale e nord-orientale.
Sottospecie presenti in Europa:
Ovis musimon – Europa
Il muflone è un ungulato robusto, compatto e abbastanza pesante, la sua lunghezza nei maschi è di 130 cm. e più, nelle femmine anche di oltre 120 cm., l’altezza al garrese nei maschi è di 75/88 cm., nelle femmine di 65/75 cm., il peso dei maschi che vivono sul continente è molto ragguardevole e cioè può variare dai 40/50 kg. sulle isole 25/35 kg. per le femmine siamo intorno 20/30 kg. Il mantello del muflone maschio in inverno è di un colore bruno scuro con parti nerastre e grigie nella parte superiore e biancastro in quella inferiore, il maschio spesso presenta una stella bianca. In estate è generalmente più chiaro tendente al fulvo, le femmine invece sono generalmente più chiare e tendenti al fulvo. La coda è scura e contrasta con il bianco del posteriore come in alcuni cervidi. Il muso è bianco e questo aumenta con l’avanzare dell’età. Il dimorfismo sessuale è evidente infatti i maschi presentano delle grandi corna ricurve e delle macchie chiare sui fianchi, le femmine al contrario non hanno corna o comunque solo delle piccole protuberanze, hanno 4 capezzoli.
L’alimentazione del muflone è prettamente vegetariana ed è un super ruminante pascolatore, si ciba molto spesso la notte e predilige le graminacee e altre erbe fresche ma anche secche, germogli e gemme di alberi e arbusti, ma anche tuberi.
L’habitat del muflone è caratterizzato da zone rocciose di bassa altezza, anche sul livello del mare, coperte da ogni tipo di vegetazione tipica della macchia mediterranea, dal punto di vista ecologico è molto adattabile infatti con le introduzione fatte si è stabilito molto bene in aree boscose di latifoglia fino alle faggete.
Le classi sociali di una popolazione di mufloni si dividono in: nei maschi piccoli (< 1 anno) – giovani (1/2 anni) – sub-adulti (2/4anni) – adulti (4/8 anni) – vecchi (9 o più anni); nelle femmine piccoli (< 1 anno) – giovani (< 1/1 anno) – sub-adulti (1/3 anni) – adulti (3/10 anni) – vecchi (11 o più anni).
I mufloni conducono vita gregaria in branchi unisessuali maschili e femminili  più o meno grandi e sono guidati da un maschio o una femmina adulta dominante. I branchi maschili sono sempre meno numerosi di quelli femminili, e in quest’ultimi comprendono anche maschi di un anno e raramente di due anni. I più vecchi vivono solitari. Il periodo riproduttivo inizia a ottobre e si protrae a novembre ma anche fino a dicembre, i maschi entrano nei branchi femminili e possono verificarsi dei duelli gerarchici, i dominanti si accoppiano con le femmine in estro. In primavera  tra marzo/aprile le femmine gravide si allontanano dal branco e conducono vita solitaria e dopo una gestazione di circa 5 mesi (150/160 giorni) partoriscono uno o più raramente due piccoli che allattano per quasi sei mesi.  La maturità sessuale fisiologica  nel maschio è di 12/18 mesi e nella femmina < 1/1 anno, la maturità sessuale psicologica nel maschio è di 4 anni, nella femmina di 18/24 mesi.
I principali predatori naturali del muflone sono: il Lupo (tutte le classi sociali), la Lince (tutte le classi sociali), i Cani randagi inselvatichiti ( tutte le classi sociali), la Volpe (piccoli neonati), l’Aquila reale (piccoli e giovani), Parassiti interni dello stomaco, dell’intestino e dell’apparato respiratorio, con alta densità di individui.
Il muflone è una specie introdotta e quindi come molte specie non originarie può creare dei problemi, sul continente si è adattato molto bene ma va a determinare uno squilibrio, dove numeroso, con altre specie e grazie alla sua frugalità riesce a prendere il posto di altri ungulati autoctoni, per questo motivo l’uomo dopo aver effettuato queste (a volte ingiustificate) introduzioni prettamente ai fini venatori, deve necessariamente controllare la specie mantenendo le popolazioni a dei numeri accettabili tali da non creare squilibri ecologici. 

IL CAMOSCIO

Famiglia Bovidi – Camoscio Rupicapra rupicapra
La specie è diffusa solamente nelle zone montane della maggior parte dell’Europa e dell’Asia minore. In Italia è presente sulle Alpi e negli Appennini centrali (Parco d’Abruzzo).
Sottospecie presenti in Europa:
Rupicapra rupicapra rupicapra – Alpi  (tranne il Massiccio della Chartreuse)
Rupicapra rupicapra balcanica – Balcani e resto dell’Europa orientale a Sud delle Alpi e dei Carpazi
Rupicapra rupicapra cartesiana – Massiccio dell Chartreuse
Rupicapra rupicapra carpatica – Carpazi settentrionali
Rupicapra rupicapra pyrenaica – Pirenei
Rupicapra rupicapra parva – Monti Cantabrici
Rupicapra rupicapra ornata – Appennino centrale (Marsica)
Per il Camoscio degli Appennini c’è stata una recente classificazione  da Scala e Lovari 1985 che lo hanno classificato in:
Rupicapra pyrenaica ornata – Appennino centrale (Marsica)
Il camoscio è un ungulato molto simile alle capre e confinato all’ambiente montano, le sue dimensioni sono per il maschio lungo 135 cm. e la femmina 120 cm., l’altezza al garrese rispettivamente di 80 cm. per il maschio e 70 cm. per la femmina con un peso vivo che oscilla tra i 30/45 per il maschio e i 25/35 per la femmina. Il camoscio degli Appennini è più piccolo di quello delle Alpi. Il mantello di questo animale sia nel maschio che nella femmina in estate è di un colore fulvo-rossiccio più o meno intenso che tende al bruno-grigiastro, in inverno tutto il manto si scurisce e tende al nero-bruno. Sul dorso è presente una linea nera, testa bianco-giallastra. Nel camoscio degli Appennini il bianco-giallastro della testa si estende sino al petto alto ed è contornato da una banda scura. Il dimorfismo sessuale non è molto evidente e quindi è facile fare errori di valutazione. Il sesso può essere accertato dalla forma delle corna che nel maschio sono a “V” più chiuse che rispetto a quelle della femmina, viste lateralmente le corna del maschio sono ricurve verso il basso e quelle della femmina ricurve indietro. La femmina possiede 4 capezzoli.
L’alimentazione di questa “capra” è tipicamente di origine vegetale, è un super ruminante pascolatore e brucatore di tipo intermedio, si ciba di erbe fresche, erbe secche, fronde di arbusti, foglie di conifere, licheni, muschi e cortecce di alberi.
L’habitat di elezione di questa specie sono le zone alpestri rocciose a cavallo del  limite della vegetazione arborea e in alcuni luoghi si trova anche sui 500 mslm quindi sfrutta zone boscose.
All’interno di una popolazione le classi sociali sono così suddivise: nel maschio i piccoli (< 1 anno) – giovani (1/2 anni) – sub-adulti (3/5 anni) – adulti (6/11 anni) – vecchi (12 o più anni); nelle femmine i piccoli (< 1 anno) – giovani (1/2 anni) – sub-adulti (3/4 anni) – adulti (5/13 anni) – vecchi (14 o più anni).
I branchi sono formati essenzialmente da femmine adulte e giovani misti di uno o due anni, guidati da una femmina adulta capobranco, i maschi adulti restano appartati isolati o in gruppi più o meno numerosi. Il periodo riproduttivo è compreso tra ottobre e dicembre, i maschi adulti di almeno sei anni tengono uniti i branchi di femmine e scacciano i maschi più giovani con spettacolari inseguimenti i maschi di pari rango. Dopo gli accoppiamenti, tra maggio/giugno dopo una gestazione di circa sei mesi (180/190 giorni) nascono i piccoli che di solito è uno e più raramente due, vengono allattati per circa sei mesi. La maturità sessuale fisiologica nei maschi e nelle femmine è a 1 anno, la maturità sessuale psicologica sempre in entrambi i sessi è a 5/6 anni.
I principali predatori naturali del camoscio: il Lupo (ma non documentata su che classi di età incide), la Lince (piccoli e giovani), Aquila reale (piccoli e raramente giovani), Malattie virali, batteriche e/o parassitarie: cheratocongiuntivite, papillomatosi e rogna, strongilosi. Si può avere mortalità anche a causa dalla impossibilità o mancanza di fonti trofiche o decessi causati dalle valanghe. Dove non si raggiunge un equilibrio stabile delle popolazioni di camoscio tali da  creare squilibri ecologici e sanitari, queste popolazioni devono essere controllate dall’uomo. Sarebbe inoltre auspicabile effettuare delle reintroduzioni del Camoscio degli Appennini nel Gran Sasso e nella Majella, suoi antichi areali.

LO STAMBECCO

Famiglia Bovidi – Stambecco Capra ibex
Questo bovide è confinato nelle Alpi dove è stato reintrodotto in alcune zone a partire da un ceppo supersite  che era sopravvissuto nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Ora è presente in tutta la catena alpina anche fuori i confini italiani, in Francia, Svizzera, Austria, in Germania e nell’ex Yugoslavia. Vive anche nelle montagne dell’Asia centrale, nell’Himalaya, in Arabia e nell’Africa nord-occidentale.
Sottospecie presenti in Europa
Capra ibex ibex – Arco alpino
Le dimensioni di questo ungulato sono notevoli, nel maschio raggiunge una lunghezza pari a più di 160 cm. e più di 130 cm. nella femmina, l’altezza al garrese nei maschi è 90 cm. e nelle femmine 70 cm. queste misure potrebbero anche essere superate, il peso vivo e di circa 100 kg. nel maschio e di circa 50 kg. nella femmina. Il mantello ha una colorazione grigio rossastro o fulvo in estate, in inverno invece è bruno scuro, le parti inferiori sono chiare. Il dimorfismo sessuale è abbastanza evidente, infatti in tutti e due i sessi sono presenti delle corna a scimitarra molto più grandi nei maschi (70/110 cm.), le femmine assai corte (25/30 cm.), in entrambi i sessi le corna sono rivolte all’indietro. La femmina possiede 2 capezzoli.
L’alimentazione dello stambecco è prettamente vegetale, è un super ruminante pascolatore, si ciba di erbe fresche dei pascoli, ma anche muschi e licheni, a ridosso delle conifere si ciba delle sue foglie.
L’habitat di questa specie è oltre il limite della vegetazione arborea dove sono presenti dei pascoli erbosi, zone rocciose a forte pendenza.
Le classi sociali di una popolazione di stambecchi sono: per i maschi i piccoli (< 1 anno) – giovani (1/2 anni) – sub-adulti (3/6 anni) – adulti (7/12 anni) – vecchi (13 o più anni), per le femmine i piccoli (< 1 anno) – giovani (1/2 anni) – sub-adulti (3/4 anni) – adulti (5 o più anni) – vecchi (13 anni?).
Lo stambecco è gregario e forma branchi divisi per sessi, le femmine adulte con i giovani e i maschi adulti, branchi anche numerosi. I maschi vecchi vivono isolati. Il periodo riproduttivo  va da dicembre a gennaio e i maschi si contendono le femmine e sono spettacolari i combattimenti a colpi di corna, dopo l’accoppiamento e un periodo di gestazione di circa 5 mesi e mezzo (165/170 giorni) la femmina si apparta in un luogo inaccessibile e tra maggio/giugno partorisce uno o raramente due “capretti” che vengono allattati per circa sei mesi, la femmina e i piccoli rimangono isolati fino a luglio per poi riunirsi al branco. La maturità sessuale fisiologica in entrambi i sessi è a 1 anno, la maturità sessuale psicologica nei maschi  è a 7 anni, nelle femmine è a 3/5 anni.
I principali predatori naturali dello stambecco sono: Lupo e Lince (non ci sono dati disponibili), Aquila reale (piccoli), Malattie da virus, batteri e parassiti: cheratocongiuntivite, papillomatosi, rogna. Le avverse condizioni climatiche causano forte mortalità, quali: nevicate eccessive e/o tardive che causano a loro volta anche una eccessiva denutrizione, oppure delle valanghe. Il controllo che può fare l’uomo attualmente è solo su interventi selettivi di tipo sanitario.

Testo ed alcuni disegni di Stefano De Vita