LA GESTIONE FAUNISTICO VENATORIA ed il CONTROLLO FAUNISTICO 

Di seguito diamo solo alcuni cenni molto sistematici su come si gestisce una popolazione di animali.

facciamo un esempio pratico su una ipotetica popolazione di una determinata specie faunistica presenti in determinato territorio, utilizzando dei parametri che sono fondamentali per una corretta gestione faunistica.

Densità Biologica: quando il numero degli animali di quella determinata specie presente in un territorio è talmente alto da comparire segni di decadimento fisico all’interno della popolazione stessa, questo è dovuto ad una elevata competizione intraspecifica, risorse trofiche che scarseggiano, diminuzione delle nascite, decessi dovuti a malattie. In genere le popolazioni si autoregolano fino ad assestarsi, ma se questo non succede e si creano degli squilibri tali irreversibili, allora è l’uomo che deve apporre rimedio con azioni di controllo.

Densità Agro Forestale: quando il numero degli animali di quella determinata specie presente in un territorio è talmente alto da verificare danni eccessivi ed insopportabili alle colture agricole e forestali ma anche alla vegetazione naturale. Questo parametro è stabilito dall’uomo ed in questo caso dal momento che si intacca l’economia privata ed aziendale è opportuna un’azione di controllo delle popolazioni.

La Densità: è il numero di individui per chilometro quadrato o cento ettari, chiaramente il numero degli individui può variare a seconda della tipologia ambientale e quindi relativo alle fonti trofiche. Ma proprio dove esistono condizioni idonee sotto il profilo trofico dovuto anche a pratiche agricole cerealicole, foraggere ed ortaggere, dove intorno a queste persistono estensioni boschive tali da dare protezione e tranquillità a determinate specie animali, questi si riproducono e aumentano in modo incontrollato a tal punto da generare erratismi e migrazioni di individui in cerca di altri territori da sfruttare.

La Consistenza di una popolazione è il numero degli individui per esempio presenti in Italia.

La Struttura di una Popolazione è la popolazione suddivisa in classi di   sesso e di età, quindi maschi e femmine, raggruppando le classi di età in giovani, sub-adulti ed adulti (Piramide di Hoffman). Una struttura di una popolazione sana  è quando questa presenta un gran numero di giovani alla base, rispetto alle classi sub-adulti e adulti che vanno decrescendo fino all’apice della piramide con gli individui più vecchi e meno numerosi. Al contrario una popolazione in declino presenta un minor numero di giovani a discapito di un maggior numero degli individui adulti ed anziani.

L’Unità Incremento Annuo (UIA) è la struttura di una popolazione iniziale + i nati – i morti + gli immigrati – gli emigrati. In assenza di predatori naturali e di un prelievo venatorio l’Unità di Incremento Annuo in una popolazione di una determinata specie animale può crescere in modo esponenziale ed incontrollato.

CONTROLLO FAUNISTICO

Entrando nel merito legislativo di riferimento diciamo subito che Caccia e Controllo sono due attività completamente distinte: la prima è l’ uso sostenibile di una risorsa naturale rinnovabile;  la seconda è indispensabile per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico,

per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche. 
Il controllo delle popolazioni di fauna autoctona ed alloctona rappresenta un’attività in deroga al regime generale di protezione di tutta la fauna che sia autoctona che alloctona. Questo è sancito dalla attuale normativa internazionale e nazionale:

- Legge 157/92 (art. 19, commi 2 e 3)

- DECRETO-LEGGE 16 agosto 2006, n.251 - Disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica.

- LEGGE 4 giugno 2010, n. 96 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Direttiva Uccelli  concernente la conservazione degli uccelli selvatici  –  2009/147/CEE. Legge comunitaria 2009.

- Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio - modifiche all’articolo 19 bis: Esercizio delle deroghe previste dall’articolo 9 della Direttiva Uccelli  concernente la conservazione degli uccelli selvatici  –  2009/147/CEE – L. 6 agosto 2013 n. 97. Procedura di infrazione 2006/2131.

- Legge 394/91 (art. 11, comma 4; art. 22, comma 6)
- Direttiva Uccelli 1979/409/CEE e 2009/147/CE (art. 9, comma 1, lettera a),
- Legge 3 ottobre 2002, n. 221 nell’art. 19bis L.157/92
- Convenzione di Bonn (art. III, comma 5 per le specie in ALLEGATO I )
- Convenzione di Berna (legge 503/81, art. 9)
- Direttiva Habitat 1992/43/CEE (art. 16) e DPR n. 357/97 coordinato DPR n.
      120/2003 (art.11, comma 1)

Di fatto queste norme ci danno nell’insieme le motivazioni per le applicazioni degli interventi in deroga per il controllo delle popolazioni animali problematiche:
- nell’interesse della salute e della sicurezza pubblica,
- nell’interesse della sicurezza aerea,
- per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque ed alle  
  proprietà,

- per la protezione della flora, della fauna e degli habitat,
- per la migliore gestione del patrimonio zootecnico,
- per la tutela del suolo,
- per la selezione biologica,
- per la tutela del patrimonio storico-artistico,
- per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche,
- per ricomporre squilibri ecologici.
Per intervenire, tutto quanto esposto ci da anche i strumenti e le modalità tecniche e burocratiche,  sintetizzando: i piani di controllo faunistico devono quantificare il danno, menzionare le specie che ne formano oggetto, i soggetti, i mezzi, gli impianti e i metodi di prelievo autorizzati, le condizioni di rischio, le circostanze di tempo e di luogo del prelievo, il numero dei capi giornalmente e complessivamente prelevabili nel periodo, i controlli e le forme di vigilanza cui il prelievo è soggetto e gli organi incaricati della stessa.

Le cause che hanno riguardato ed ancora riguardano l’aumento esponenziale della fauna autoctona ed alloctona: modifiche e/o alterazioni degli habitat - immissioni e rilasci a scopo venatorio anche con soggetti non idonei e quindi potenziali “prede” - relativa scomparsa dei grossi predatori - importazione di specie per motivi economici/ornamentali e loro successivo rilascio, accidentale o intenzionale - proliferazione di discariche - incremento della disponibilità alimentare foraggiamento, etc.

Le conseguenze sull’aumento della fauna selvatica autoctona ed alloctona che ricadono sul territorio sono: impatti sulle attività commerciali (agricoltura, allevamento, ittiocoltura); impatto sulle altre specie - predazione diretta, impatti indiretti (distruzione di nidi), competizione alimentare; ibridazione e inquinamento genetico; trasmissione di malattie; rischi per l’incolumità pubblica; incidenti stradali, danni alle arginature; danni al patrimonio storico-culturale.

Come tutte le azioni di controllo faunistico si mira solo all’obiettivo – in pratica:

Normative di riferimento –
Scelta degli strumenti d’intervento –
Scelta del personale coadiuvante ed operante al controllo –
Selettività –
Minimizzare al massimo lo stress dell’animale target –
Minimizzare al massimo (o nullo) il disturbo alle restanti zoocenosi –
Rapporto ottimale tra sforzo profuso e risultati concreti ottenuti –
Sicurezza estrema per gli operatori coinvolti nelle operazioni di controllo ed altri fruitori dell’area oggetto di controllo faunistico –

In primis – acquisizione dati – quindi conoscenza

Pianificazione faunistica > programmazione preventiva  degli obiettivi di gestione > relativi interventi > verifica risultati.

Testo e foto di Stefano De Vita