EVOLUZIONE E STORIA DEL CANE DA TRACCIA E DA LIMIERE

Alcuni cenni storici dei cani da traccia e da limiere ci riportano indietro nei secoli se non di millenni, infatti Senofonte nel 400 a.C. ci descrive dei cani usati per tracciare gli animali, questo prima di passare allo scovo con la muta. I monaci dell’Abbazia di S. Uberto in Francia allevavano e selezionavano dei segugi capaci di tracciare la selvaggina alla lunga, Gaston de Foix nel suo Trattato della Caccia 1383, illustrava in alcune miniature il lavoro di questi cani  “limiere” e cioè legato con una lunga. Infatti la parola limiere di derivazione latina (limits – limitis – confine) e quindi la netta somiglianza con la parola francese limier e cioè legame – laccio. L’ausilio di cani specializzati alla ricerca di grossa selvaggina ferita, quindi cani da traccia, ci riporta al XIV secolo in Germania ed in Francia.  


Le razze specializzate e le razze generiche riconosciute dalla Federazione Cinologica Internazionale


In virtù delle caratteristiche morfologiche ed attitudinali, l’uomo ha selezionato per i propri scopi e finalità i cani  per la guardia dei greggi  quindi cani da pastore e da questi ha selezionato anche i cani da difesa e da guardia,  i cani da traino e da slitta, i cani da compagnia. La famiglia più grande se così vogliamo definirla così, che annovera  il mondo dei cani sono proprio le razze da caccia che possiamo dividerle in:  razze da ferma, razze da cerca, razze da seguita, razze da tana, razze da riporto e le razze da corsa. In questa moltitudine di razze da caccia troviamo inserite quelle utilizzate per la traccia e recupero di animali feriti, le razze utilizzate come limiere e  quelle per effettuare il lavoro della girata.

La Federazione Cinologica Internazionale e quindi L’Ente Nazionale Cinofilia Italiana, classifica  le razze canine per Gruppi e possiamo dire che alcune  razze utilizzate nella traccia, nel limiere e per la girata sono inserite al Gruppo III Terrier – al Gruppo IV Bassotti – al Gruppo VI Segugi – al Gruppo VII Ferma –  al Gruppo VIII Cerca. In questa moltitudine di razze alcune di queste si dividono ulteriormente in: razze specializzate e razze generiche; le prime sono quelle razze che sono state selezionate prettamente per svolgere un determinata mansione a caccia ed aggiungo ad altissimi livelli, quindi esprimere in quella mansione venatoria tutta la tipicità morfologica, attitudinale e caratteriale e quindi di movimento funzionale, tutto questo ben espresso dagli Standard Ufficiali FCI; le seconde e cioè le razze generiche sono quei cani che pur selezionati per una determinata e specifica mansione venatoria sono in grado di svolgere anche altre  attività  di caccia. Certo gli specialisti sono i migliori in assoluto altrimenti non avrebbe senso la selezione zootecnica, però c’è da dire che alcune razze se ben educate, addestrate e preparate sanno svolgere al meglio altre mansioni venatorie.

Il cane da traccia o da sangue è un cane in grado di ritrovare un animale morto o ferito, quindi un cane selezionato ed addestrato a lavorare su tracce di sangue, cani capaci di recuperare animali anche dopo 24 o 48 ore dopo lo sparo. Un cane che condotto legato ha l’attitudine a lavorare su una traccia fredda e che non da la voce sulla passata, ma che abbaia deciso al ritrovamento dell’animale. Nel contempo però possiamo dire che le stesse caratteristiche le ritroviamo nel cane da limiere e cioè quel cane capace di tracciare la selvaggina (Ungulati), quindi segnalare la presenza degli animali prima di passare alla vera e propria battuta. Il cane da girata è quel cane che lavora a singolo dopo che è stata individuata la rimessa, anche questo cane non canizza sulla passata, forza lentamente i cinghiali o altri ungulati e abbaia a fermo a distanza e senza contatto, il cane deve prontamente rientrare.
Il cane da traccia ben addestrato può essere utilizzato sia come limiere che in girata.

A questo punto elenchiamo alcune razze utilizzate come cani da traccia, da limiere e da girata:

Sicuramente i cani più usati nelle attività di recupero, ma anche come limiere e in girata, sono gli specialisti quali il Hannover’scher Schweisshund (Cane o segugio da Montagna Bavarese)  e il Bayerischer Gebirg Schweisshund (Cane o segugio di Hannover), recentemente anche il Alpenlaendische  Dachsbracke è stato iscritto nell’elenco dei cani da traccia della Federazione Cinologica Internazionale. Altra razza usatissima è il Dachshund Teckel e cioè il bassotto che invece è una razza generica come del resto il Dautscher Jagdterrier. Ricordiamo però che in lingua tedesca la parola Brake significa Segugio e la parola Schweiss hund significa cane da umore o sudore. Questo sta a significare il vero ruolo e attitudine delle tre prime razze citate in lingua originale.

Il Segugio di Hannover è un cane alto al garrese dai 53 ai 58 cm. La femmina più piccola. E’ un cane di taglia media con un fitto pelo corto, liscio e quasi setoso. Il mantello varia da un colore rosso cervo più o meno scuro al fulvo. La testa portata al di sopra della linea dorsale ed è di media grandezza, ha delle pieghe tipiche sulla fronte ed una espressione malinconica e seria, ha una linea dorsale mai rampante e la groppa leggermente avvallata. Coda portata obliqua. E’ un cane che sta nel rettangolo.

Il Segugio Bavarese è un cane alto al garrese dai 45 ai 50 cm. La femmina più piccola. Ha un corto pelo un tantino ruvido e poco brillante. E’ un cane di taglia media ma leggermente più piccolo dell’hannoveriano. Il colore del mantello può variare dal rosso cupo, rosso mattone anche con tigrature, dal giallo all’ocra. Un cane agile adatto a zone aspre, tronco allungato e testa portata orizzontale, coda obliqua portata bassa. E’ un cane che sta nel rettangolo.

Queste due razze (Hannoveriano e Bavarese) derivano dai segugi per la ricerca di grossa selvaggina, gli antichi limieri come il Cane di Sant’Uberto. Comunque per tradizione venatoria l’hannoveriano dovrebbe lavorare su cervi e cinghiali e il più piccolo bavarese su caprioli e camosci.

Il Dachsbracke è un cane di piccola taglia con una altezza al garrese tra i 34 e i 42 cm., possiede un mantello che varia dal color rosso cervo scuro a tonalità più chiare, il pelo è duro e molto compatto. Strutturalmente è un bassottone con un andatura veloce e alterna fasi al trotto con il galoppo, è un cane molto resistente. E’ un cane nato per la caccia alla lepre e da il massimo del rendimento se lavora a singolo, è  validissimo nella caccia al cinghiale e nel recupero degli animali feriti. Nel 1991, la FCI ha integrato l’Alpenlaendische Dachsbracke nella sezione delle razze “da sangue”.
Il suo paese di origine è l’Austria  e fin dall’antichità, venivano utilizzati per la caccia dei cani che assomigliano all’Alpenlaendische Dachsbracke. Nel 1932, l’”Alpenlaendisch-Erzgebirgler Dachsbracke” (Bassetto delle zone alpine e dei Monti Metalliferi = Erzgebirge) fu riconosciuto dall’associazione di tutela cinologica austriaca come una delle tre razze “da sangue” (Schweisshunde).
Nel 1896 venne fondato un Club Internazionale e nel 1975, il nome fu modificato in Alpenlaendische Dachsbracke e la FCI attribuì all’Austria l’origine della razza.

Il Bassotto, ne conosciamo nove varietà: a pelo duro, a pelo liscio, a pelo lungo, di queste tre varietà di pelo abbiamo il Kaninchen, il Nano, lo Standard. Le differenze di queste tre taglie sono che il primo arriva ad avere una circonferenza di torace non superiore a 30 cm., il secondo a 35 cm. e l’ultimo lo standard oltre 35  e non più di nove chili di peso. Tutte le varietà sono grandi cacciatori ma i più usati sono i peli duri, poi i lisci ed in ultimo qualche raro pelo lungo. Il bassotto è il classico cane del guardacaccia tedesco un vero cacciatore generico dalla forte presa e dalla forte grinta e passione, è un cane piccolo ma molto agile. Il pelo ben aderente al corpo nelle varie tipologie, il duro ha una bella barba che si chiama “difese”. Il colore del mantello varia dal nero focato, al fulvo, al foglia secca, al cinghiale scuro o chiaro, al rosso. E’ in assoluto la razza da caccia più usata in Europa per gli ungulati. Anche questa razza senza scendere nei particolari nella storia evolutiva, possiamo comunque dire che i bassotti derivano anch’essi dal Cane di Sant’Uberto ed in seguito dal Bruno del Giura che deriva anch’esso dal Cane di Sant’Uberto. La coda del bassotto in attività deve essere portata alta.

Lo Jagd Terrier, una razza creata  dai tedeschi da un primo incrocio tra fox terrier pelo duro per pelo liscio. Altezza al garrese dai 37 ai 40 cm. è una taglia piccola, un cane che sta nel quadrato. Collo molto forte e corto con una testa tipica e mascelle forti, orecchie a V portate come gli altri Fox. Ha una presa micidiale.  Il mantello è prevalentemente nero, ma ci sono anche grigio, il bruno rossiccio, nero focato. E’ un cane veloce e agile dal temperamento e carattere molto forte e che non teme nulla, neanche le prede più grandi. E’ comunque un cane che sovente si azzuffa con gli altri cani, necessita di forte educazione e di autorità da parte del proprietario e quindi ricercare i soggetti di ottima genealogia dal carattere equilibrato.

Le altre razze in elenco possono tutte essere utilizzate, in particolare i segugi come limieri o in girata, ma anche della razze da ferma e da cerca in particolare per il recupero.
Qui di seguito la classificazione della Federazione Cinologica Internazionale.

HANNOVERSCHER SCHWEISSHUND
Standard F.C.I. n° 213a /12. 05. 1975/
ORIGINE: Germania | UTILIZZO: segugio
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 2: Cani per pista di sangue

BAYERISCHER GEBIRGSSCHEWEISSHUND
Standard F.C.I. n° 217/04. 06. 1996/
ORIGINE: Germania | UTILIZZO: cane per pista di sangue e razze assimilate
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue | Sezione 2: Cani per pista di sangue

ALPENLÄENDISCHE DACHSBRACKE
Standard F.C.I. n° 254/10. 10. 1995/
ORIGINE: Austria | UTILIZZO: cane da caccia anche in montagna, per prede sia di taglia piccola sia di taglia grande.
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue | Sezione 2a: Cani per pista di sangue

SEGUGIO TIROLESE
Standard F.C.I. n° 68/ 24.07.1996/
ORIGINE: Austria | UTILIZZO: cane da caccia in foresta e montagna, usato singolarmente come segugio per lepre o volpe, oppure per la ricerca al sangue
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.2: Segugi di taglia media

BASSET ARTESIEN NORMAND
Standard F.C.I. n° 34/14.04.1993/
ORIGINE: Francia | UTILIZZO: Cane da caccia, sia da solo che in gruppo. Predilige la caccia al coniglio, ma anche lepre e cervo
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.3: Segugi di taglia piccola

BASSET BLEU DE GASCOGNE
Standard F.C.I. n° 35/02.02.1998/
ORIGINE: Francia | UTILIZZO: Segugio. Particolarmente adatto per conigli e lepri.
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.3: Segugi di taglia piccola

BASSET FAUVE DE BRETAGNE
Standard F.C.I. n° 36/02.04.1997/
ORIGINE: Francia | UTILIZZO: Segugio
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.3: Segugi di taglia piccola

BASSETHOUND
Standard F.C.I. n° 163 /05. 03. 1998/
ORIGINE: Gran Bretagna | UTILIZZO: cane da caccia per selvaggina di grossa taglia
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.3: Segugi di taglia piccola

CANE DI SANT'UBERTO (BLOODHOUND)
Standard F.C.I. n° 84b /12.12.1978/
ORIGINE: Belgio | UTILIZZO:
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.1: Segugi di taglia grande

FOXHOUND
Standard F.C.I. n° 159/15.07.1997/
ORIGINE: Gran Bretagna | UTILIZZO: cane per la caccia alla volpe a cavallo
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.1: Segugi di taglia grande

SEGUGIO DELL' ISTRIA A PELO DURO
Standard F.C.I. n° 152B/15.01.1973/
ORIGINE: Yugoslavia | UTILIZZO: ottimo segugio per lepre e volpe, adatto anche alla pista di sangue
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 6: Segugi e cani per pista di sangue e razze assimilate | Sezione 1.2: Segugi di taglia media

DEUTSCHER JAGDTERRIER
Standard F.C.I. n° 103/20.01.1998/
ORIGINE: Germania | UTILIZZO: cane da caccia polivalente, soprattutto per stanare e far alzare la selvaggina.
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 3 : terriers | Sezione 1: terriers di grande e media taglia

FOX TERRIER A PELO RUVIDO
Standard F.C.I. n° 169/01.12.1997/
ORIGINE: Gran Bretagna | UTILIZZO: cane da caccia polivalente, soprattutto per stanare e far alzare la selvaggina.
CLASSIFICAZIONE F.CI.
Gruppo 3 : terriers | Sezione 1: terriers di grande e media taglia

BASSOTTO (Dachshund Teckel)
Standard F.C.I. n° 148/12.03.1999/
ORIGINE: Germania | UTILIZZO: cane da caccia su terra e sotto terra
CLASSIFICAZIONE F.CI.
Gruppo 4 : Bassotti

SPANIEL TEDESCO (Deutscher Wachtelhund)
Standard F.C.I. N° 104/04.02/2000
ORIGINE: Germania / UTILIZZO: cane da cerca, cane da caccia polivalente
CLASSIFICAZIONE F.CI.
Gruppo 8: Cani da riporto, da cerca e da acqua; Sezione 2: Cani da cerca.

BRACCO TEDESCO PELO DURO (Deutsch-Drahthaar)
Standard F.C.I. n. 98 / 29/10/2000
ORIGINE: Germania / UTILIZZO: In conformità alla sua funzione di cane da caccia con impiego polivalente, deve possedere tutte le caratteristiche che si pretendono da un Deutsch-Drahthaar e deve essere utilizzabile per tutti gli usi sul campo, nel bosco ed in acqua, sia prima che dopo lo sparo.
CLASSIFICAZIONE F.C.I.
Gruppo 7, cani da ferma - Sezione I: cani da ferma continentali.
 

Le ragioni di un Gruppo o un Centro operativo di recupero con cani da traccia e di operatori di girata con l’utilizzo del cane limiere


Nella moderna attività di gestione faunistico venatoria degli ungulati e quindi in una forma di caccia finalizzata ad un prelievo ecocompatibile, nasce l’esigenza di una abilitazione e quindi di una formazione qualificata e professionale sotto tutti gli aspetti normativi, faunistici, gestionali, etici, cinofili e naturalistici dei conduttori dei cani da traccia e da limiere, nonché operatori di girata, da qui anche la formazione e l’abilitazione del cane a questa specifica disciplina venatoria. 

Fondamentale e di primaria importanza la costituzione di un Gruppo di professionisti abilitati per queste discipline e quindi la predisposizione di un Centro organizzato di reperibilità per gli interventi. Il Centro quindi deve avere un responsabile che raccoglie le segnalazioni, di importanza fondamentale per la migliore riuscita del servizio per un eventuale recupero è conoscere da subito: specie interessata (selvatica o domestica), località e luogo del ferimento, tipo di ferimento, tipologia ambientale e tempo trascorso dal ferimento, in questo modo il responsabile potrà stabilire quale cane potrà intervenire e quale conduttore (binomio cane-conduttore) in quanto nella generalità che tutti comunque sono abilitati, ci sono sempre dei soggetti che sono più idonei secondo certe tipologie ambientali o comunque cani con maggiore o meno esperienza.

Sarà predisposto un numero telefonico di prima richiesta e quindi si smisterà la richiesta al binomio conduttore-cane più idoneo e/o quello disponibile. Come si può immaginare questo servizio a carico di personale qualificato sacrifica tempo lavorativo, di svago e si trascura la famiglia, inoltre il preparare un cane per queste mansioni comporta enormi sacrifici, anche economici. Quindi a nostro avviso l’intervento deve essere remunerato sotto l’aspetto di rimborso spese per gli spostamenti effettuati in auto. Questo aspetto economico potrebbe essere a carico delle province o degli ATC.
Diciamo anche che ogni squadra di cacciatori di cinghiali dovrebbe, anzi sarebbe d’obbligo avere un cane da traccia abilitato e chiaramente anche il suo conduttore  abilitato.

 

L’attività del recupero come una attività sociale

Bisogna ricordare che l’attività di recupero non costituisce azione di caccia, ma si configura come un servizio alla comunità per la tutela e la gestione delle popolazioni degli Ungulati (Suidi, Cervidi e Bovidi). Dove tutti i cacciatori di Ungulati, sia in forma singola o in squadra,  e/o comunque  in attività di prelievo di selezione, possono richiedere l’intervento del conduttore e il suo cane da recupero qualora colpiscono un ungulato e questo si perda ferito nei boschi. L’etica venatoria ma anche morale obbliga il ritrovamento dell’animale, perché il suo prelievo non può andare vanificato. 


Gli animali domestici e da reddito anche loro possono avere bisogno del cane da traccia

Si vuole evidenziare come l’utilizzo dei cani da traccia sia fondamentale non solo per il recupero di ungulati cacciabili, ma questo è un servizio utile a tutta la comunità in quanto molto spesso un cane padronale o altro animale domestico  può essere investito da un automezzo che dopo l’impatto l’animale fugge ferito, andandosi a nascondere per la paura e quindi non trovandosi potrebbe  morire lentamente. Stesso discorso per animali da reddito come ovini, caprini e bovini. Comunque in ogni caso che si viene a conoscenza di un ferimento di un qualsiasi animale che non si trovi sul luogo dell’incidente l’utilizzo dei cani da traccia risulta fondamentale per il suo ritrovamento. Si ricorda  ancora che questo servizio può offrire  eccellenti risultati per tutta la comunità.

Le tecniche di addestramento del cane da traccia

Molto si è scritto sull’addestramento del cane da traccia, sia sui testi specializzati, ma anche ormai da molti anni sui vari siti web e non è che poi c’è più tanto da dire riguardo alle varie tecniche di addestramento, bisogna solo seguire delle precise indicazioni senza bruciare le tappe e chiaramente saranno poi le doti naturali del cane ad emergere prima o dopo.
Taluni consigliano di utilizzare una traccia lasciata dai nostri passi e dove metteremo dei bocconcini di cibo molto appetibile (carne, formaggio, etc), una tecnica molto in uso nelle razze da difesa. Personalmente sconsiglio questa tecnica per il semplice motivo che il cane da caccia come del resto tutti i cani, devono mangiare solo dalle mani del nucleo famigliare, e mai mangiare qualcosa che trovano in terra, questo ne vale della loro incolumità, inoltre il cane potrebbe avere un comportamento troppo condizionato dal ritrovamento di un premio così appetibile.  La mia esperienza mi porta a lavorare questi cani iniziando da subito con delle cortissime tracce di sangue artificiali, e questo non prima dei 5 mesi, dai 3 mesi però inizio a stuzzicare il cane con delle pelli fresche, non necessariamente di cinghiale, per questo si può usare con ottimi risultati il coniglio. La procedura è semplice, si inizia a lavorare il cucciolo in un ambiente che conosce, diciamo l’ambiente famigliare, quindi strusciamo la pelle sul terreno in modo tale da attirare l’attenzione visiva del cucciolo e stimolarlo a seguirci, il tutto percorrendo pochi metri, nei giorni a seguire allunghiamo sempre più il percorso. Il cucciolo in questo modo imparerà presto a seguire una traccia che al momento risulta prettamente visiva ma che comunque non trascura di usare anche il naso, infatti nelle fasi di lavoro si vedrà il cucciolo che più stiamo vicini più userà la vista per seguire la pelle, più ci allontaniamo e più utilizzerà il naso a terra fiutando l’odore lasciato, il tutto viene istintivo. A questo punto ripetere l’esercizio in un terreno a lui sconosciuto e ripartendo dalla fase iniziale, poi gradualmente con lo stesso sistema allunghiamo sempre più il percorso. In questa prima fase è fondamentale fare un percorso diritto, quindi senza curve o ostacoli. Ricordarsi sempre che il cucciolo alla fine del percorso deve mordere la pelle, quello è il premio oltre a dirgli “bravo” – “bravo” – “bravo” e un pezzettino di carne dalle nostre mani. Iniziamo ora lo stesso tipo di percorso ma con il cucciolo legato ad un collarino e guinzaglio di due metri circa, quindi stessa tecnica e stesso percorso, ma con la differenza che il cane essendo legato tira per prendere la “preda”, a fine percorso il cane viene trattenuto a circa un metro dalla pelle del coniglio, il cucciolo che ormai sono giorni che fa questo gioco che quando arriva sulla pelle la maltratta e prende pure un premio, ma questa volta viene volutamente trattenuto e allora ecco che esce la voce, il cucciolo freme, tira, si arrabbia e abbaia perché non riesce a prenderlo, noi allo stesso tempo incitiamo con la voce “abbaia” – “abbaia” – “abbaia”, dopo di che si lascia il guinzaglio e il cucciolo appaga la sua foga, prontamente arriva il nostro premio. Questo esercizio va ripetuto settimanalmente ma ovviamente il lasso di tempo che intercorre può variare secondo l’attitudine del cane. Siamo arrivati all’età di 5 mesi ed ecco che iniziamo ad utilizzare il sangue: la tecnica è la stessa della precedente, quindi va benissimo anche un coniglio (anche perché un cucciolo alla vista di una grossa pelle di cinghiale può rimanere intimorito e reprimere tutta la sua grinta), ormai il cucciolo sa perfettamente che gioco si sta facendo, quindi un nostro collaboratore, meglio un famigliare tiene il cane legato, questo vede tutti i nostri movimenti di preparazione della corta traccia di sangue, si inizia da un cinque metri davanti al cucciolo e strusciamo la pelle di coniglio facendo contemporaneamente cadere del sangue da un piccolo contenitore, il sangue in questa fase deve essere cospicuo, tale da lasciare una traccia anche visiva, il percorso sarà sempre lineare e senza ostacoli e di circa una cinquantina di metri, quindi si pone la pelle in terra con noi stessi vicino, a questo punto il collaboratore porta il cucciolo sull’inizio traccia, questo partirà spedito utilizzando molto il naso ma comunque utilizzando anche la vista perché ci vede a fine traccia, arrivati sulla pelle trattenere il cane che deve abbaiare, dopo di che lasciarlo appagare con la sua preda. Dopo un mese più o meno, fare lo stesso percorso ma senza la persona a fine traccia, quindi strusciare la pelle contemporaneamente al sangue lasciando in terra la pelle a fine traccia, portare il cane sull’inizio traccia e si vedrà che questo utilizzerà istintivamente il naso e ci porterà velocemente sulla pelle, anche in questo caso stimolare l’abbaio e poi lasciare prendere la pelle, come sempre premio finale con un bocconcino di carne. Ormai il cane che ha 6/7 mesi conosce perfettamente quello che sta facendo e quindi passare alle traccia di sangue utilizzando pelli di cinghiale, il cane è cresciuto e non avrà timore di questa enorme pelle nera magari anche con la testa, a questo punto utilizzare sempre la stessa tecnica allungando sempre più il percorso e gradualmente creando delle curve e ostacoli. Nelle fasi di lavoro è importante non mortificare il cane se sbaglia la traccia o la perde, mai perdere la pazienza, riportare il cane sulla traccia manovrando la lunga, la lunga è il nostro contatto con il cane è il nostro lungo braccio, delle volte è anche consigliabile riportare il cane sull’inizio traccia, ma questo potrebbe deconcentrare il cane, a mio avviso è più indicato correggere il percorso del cane e riportarlo sulla giusta traccia e farlo terminare con il ritrovamento. Il cane comunque ha raggiunto 1 anno o più e quindi ormai le tracce saranno di 600/800 metri ma anche più e invecchiate di 24 ore, chiaramente l’invecchiamento di una traccia si allunga con l’esperienza del cane, si inizia con tracce freschissime e gradualmente nei mesi si passa a tracce vecchie di 24 ma anche 36/48 ore.
Iniziare dai 5 mesi con la lunga di 6/8 metri ma anche 10 metri ed un collare di cuoio con moschettone girevole, questo particolare guinzaglio e collare sono il “vestito” da lavoro del cane, questo capirà presto che quando gli vengono messi allora è il momento di lavorare.
Fondamentale è l’obbedienza in quanto il cane a fine traccia può essere sciolto e quindi arrivare sull’animale e abbaiare a fermo, oppure dopo aver trovato l’animale ritornare indietro dal conduttore per portare il conduttore stesso sull’animale, questo lavoro del cane si chiama “pendolo”.
 

La traccia di sangue artificiale e la sua corretta preparazione

La traccia di sangue artificiale è fondamentale per addestrare il nostro cane a quello poi che sarà la vera pratica del recupero di ungulati feriti. Importante anche per preparare il cane alle prove riconosciute ENCI, sia come test abilitanti ma anche per il raggiungimento ai vari campionati di lavoro nazionali ed internazionali .
Nei paragrafi precedenti abbiamo già visto per quanto riguarda l’addestramento di un cucciolo, quanto deve essere più o meno lunga una traccia artificiale e quali difficoltà può avere.
Per l’attrezzatura da utilizzare dobbiamo avere una pelle di cinghiale o capriolo, etc. possibilmente con la testa, comunque fresca o appena scongelata, si può anche utilizzare più volte ma per il cane potrebbe diventare noioso e poco eccitante, premunirsi di uno zoccolo ma anche due sempre fresco o scongelato, prendere una bottiglia di plastica con tappo e mettere dentro del sangue di ungulato o animale domestico (suino, bovino), tenere presente che se usiamo sangue di animale domestico si può mischiare con il sangue di cinghiale e questo prenderà il sopravvento sull’odore. Per far sgocciolare il sangue praticare un foro sul tappo di circa uno/due  millimetri.
A questo punto prepariamo la traccia artificiale che può essere più o meno lunga e diritta, con curve o angoli, con guadi e attraversamenti di aree boscose, in sostanza con varie difficoltà secondo l’età del cane e il suo grado di addestramento ed esperienza, fondamentale nella preparazione è l’invecchiamento e questo si ha secondo quando portiamo il cane sulla traccia, sempre in virtù dell’età e dell’esperienza di quest’ultimo. Quindi tracce fresche, tracce di 6 ore, tracce di 12 ore, tracce di 24 o 36/48 ore.
Iniziamo dal punto dell’ipotetico abbattimento/ferimento (anschuss), qui strusciamo fortemente la pelle dalla parte interna, lasciamo un pochino di pelo e delle gocce di sangue, ma se si vuole anche delle schegge di osso; per rendere ancor più veritiera la traccia sarebbe opportuno utilizzare due zoccoli, legarsi alla vita  una corda lunga circa tre metri e la pelle all’altro capo,  camminare con i due bastoni (alla base i zoccoli legati) come uno sciatore di fondo, più o meno è ampio il passo tra uno zoccolo e l’altro più si simula un’andatura più o meno veloce, legata in basso al bastone una bottiglia di plastica da mezzo litro rovesciata e in questo caso possono essere usate anche una bottiglia per bastone. Chiaramente si può utilizzare anche un solo bastone e a quel punto la bottiglia con il sangue si tiene nella mano opposta. Il sangue sempre in relazione alla difficoltà della traccia e dall’età del cucciolo, ma in considerazione dell’andatura dell’ungulato ferito che vogliamo simulare: passo, trotto o galoppo e alternando queste andature, il sangue andrebbe fatto sgocciolare ogni 20/50 cm. per il passo, 50/100 cm. per il trotto ad un massimo di 150 cm. per il galoppo. Sempre secondo la lunghezza e difficoltà della traccia prepariamo un “letto” (il letto è dove l’animale si è fermato per riposarsi e/o riprendere le forze) ad un terzo e ad due terzi della traccia, magari in relazione ad una curva o ad un angolo, nel “letto” mettiamo del pelo e non necessariamente del sangue.
A questo punto si arriva ad un fine traccia che può essere più o meno nascosto, quindi in una radura, un macchione di rovi, degli arbusti alternati, un bosco pulito, un bosco fitto,  ma anche in prossimità dell’acqua ( una pozza, un guado), qui si mette la pelle o meglio ancora la carcassa di un ungulato. Le tracce artificiali possono variare di lunghezza come abbiamo visto in relazione all’età del cane e della sua esperienza, generalmente per un cane giovane o adulto si consigliano tracce di 600/800 metri fino ad un massimo di 1500 metri per gli adulti.
Per conservare il sangue si mette dell’anticoagulante o alla peggio del sale e si mantiene in congelatore.
 

La traccia di sangue naturale

La traccia naturale non è altro che una traccia vera, una traccia di sangue di un ungulato ferito in un’azione di prelievo selettivo, ma è chiaro che per poter sfruttare lecitamente questo tipo di addestramento bisogna prima avere superato le prove o i test di abilitazione del cane. Oppure in periodo di caccia aperta in una battuta al cinghiale, allora qui per il momento non c’è bisogno di abilitazione ed è possibile addestrare un cane sul recupero di un cinghiale ferito. Di fatto nella traccia vera non esistono punti di riferimento come in quella artificiale, di fatto non conosciamo la lunghezza e/o tutte le mille o meno difficoltà del percorso, in sostanza le incognite sono molteplici. L’unica nostra conoscenza è il tipo di animale ferito e molto spesso il tipo di ferita, quando però si è certi del ferimento dovuto ad una azione di prelievo selettivo, di controllo o di ordinaria attività venatoria.  Può accadere però che il ferimento è dovuto ad un incidente di auto, il più delle volte il conducente non ha riconosciuto l’animale e qui è solo la nostra esperienza dai segni e tracce lasciati  per capire di che animale si tratta.
In una traccia naturale giocano molto spesso un ruolo fondamentale per la riuscita del recupero anche le condizioni atmosferiche/climatiche, infatti c’è da ricordare che abbiamo delle condizioni sfavorevoli con un tempo molto caldo e secco, terreni molto assolati, oppure con le gelate, oppure con forte guazza e pioggia battente, ma anche durante una nevicata. Al contrario abbiamo delle condizioni idonee con temperature che si trovano da sopra i 0° fino i 26° massimo 30° e con aria mediamente umida, terreni ombreggiati, una leggera pioggia o terreni umidi e poi chiaramente zona innevata su cui sopra è passato l’animale.
Ritengo doveroso suggerire che in una azione di recupero su traccia naturale è opportuno non sciogliere mai il cane e cioè lanciarlo a fine traccia su grossi cinghiali o cervi o daini maschi, questo per un motivo di sicurezza e incolumità, perché un cane lanciato che parte sull’animale ferito e questo non ha una ferita tale da non potersi difendere, molto spesso è il cane che ha la peggio, ed io dico a tutti che è meglio tornare a casa con il cane seduto al proprio fianco in auto che non con il cane sdraiato dentro l’auto, ferito o morto.
In genere dopo il colpo è opportuno aspettare sempre una mezz’ora e più, per dare tempo all’animale di morire, un selvatico ferito fugge via e poi si tranquillizza e si ferma per riprendersi o per morire, questo facilità il recupero,  il selvatico ferito non incalzato dal cane sciolto rimane quasi sempre fermo.
Vorrei spendere due parole sul discorso della difesa del selvatico, questo comportamento aggressivo che è consequenziale alla difesa, a mio avviso  può servire per i test di abilitazione e prove ENCI, ma in una situazione di caccia vera mettiamo che il nostro cane sia sulla difesa del selvatico morto e arrivano dei lupi o un orso o dei cani randagi, il cane intelligente che fa? Abbandona il selvatico altrimenti ci rimette la vita, oppure per farla più reale, il nostro cane sempre in difesa sul selvatico morto e gli si avvicina un bracconiere che gli vuole portare via la preda, il cane ringhia in avvertimento non mollando il selvatico e il bracconiere con un bastone gli fracassa la testa, invece il cane intelligente ringhia e abbaia all’avvicinare dell’uomo e quando questo è troppo vicino il cane molla il selvatico e si mette al riparo o comunque abbaia e ringhia a distanza. Mai arrivare al punto di pregiudicare la vita del nostro cane, neanche se fosse una remota possibilità.

 

L’attività del limiere finalizzata alla corretta gestione e selezione faunistica

Il controllo delle popolazioni della specie Cinghiale Sus scrofa, in particolare nelle aree protette, questo viene praticato con il cane da limiere e la tecnica della girata. 

La Girata
La girata è una caccia collettiva poco impattante che si effettua con un cane, massimo due, il conduttore insieme al cane limiere cerca la pastura notturna dei cinghiali o di altri ungulati, il cane alla lunga (limiere) segue la traccia senza dare la voce, arrivati in prossimità della lestra cioè del ricovero diurno, il conduttore che è anche operatore di girata e responsabile dell’operazione di controllo e prelievo, dispone le poste che vanno da un minimo di due ad un massimo di sei o da quattro a dieci. A questo punto si esegue la forzatura e cioè il cane che in questa fase può dare la voce, spinge senza allarmare troppo gli animali (girata), questa fase può essere effettuata con la lunga ma preferibilmente e molte volte obbligatoriamente libero, in questa fase e su spinta del cane i cinghiali escono dalla rimessa e vanno verso le poste generalmente in modo ordinato e controllato. In questo modo il tiro risulta facile è selettivo. I cani devono prontamente rientrare e non inseguire, comunque non forzare alla fuga incontrollata.
Questa pratica è efficace su piccole porzioni di territorio e circoscritte, in questo modo è possibile effettuare più girate durante la giornata. E’ una pratica poco invasiva e non impattante, molto selettiva e difficilmente provoca feriti. E’ indicata per il controllo del cinghiale nelle aree protette.
E’ una caccia mobile dove è fondamentale il massimo affiatamento e coordinamento tra conduttore, cane o cani e i cacciatori della squadra, questi a differenza della caccia in braccata, possono muoversi quel tanto per trovare la giusta collocazione per il tiro durante la forzatura degli animali da parte del cane o dei cani. Il cane da limiere può essere lo stesso cane che eseguirà la girata, oppure utilizzare due cani diversi specializzati ad una delle due fasi. Inoltre nel caso di un cinghiale ferito, lo stesso cane (se opportunamente preparato) può essere usato anche nel recupero (cane da traccia). Prerogativa delle razze generiche.

Schema di sintesi tra caccia collettiva e caccia individuale

Battuta – attività sul territorio e sulle zoocenosi invasiva ed impattante alta – aspetto sociale alto – selettività bassa – senza cani.

Braccata – attività sul territorio e sulle zoocenosi invasiva ed impattante alta – aspetto sociale alto – selettività nulla – molti cani.

Girata – attività invasiva ed impattante medio/bassa – aspetto sociale medio – selettività media – uno o due cani.

Cerca – attività sul territorio e sulle zoocenosi invasiva ed impattante nulla/bassa – aspetto sociale nullo – selettività medio/alta – un cane (solo per il recupero).

Aspetto – attività sul territorio e sulle zoocenosi invasiva ed impattante nulla – aspetto sociale nullo – selettività alta – un cane (solo per il recupero).
 

Le tecniche di addestramento del cane da limiere


Anche in questo caso non è che ci siano formule magiche o tecniche particolari, anzi direi che gli esercizi di addestramento a questa tecnica sono fondamentalmente gli stessi per la traccia di sangue, almeno nella prima fase. Dopo di che passare a fare delle tracciature con pelle di cinghiale preferibilmente fresca e un paio di zoccoli freschi anch’essi (o tolti dal congelatore e utilizzati una sola volta) in modo tale da fare una sorta di camminata al passo, quindi preparare una traccia più o meno impegnativa (non utilizzare sangue), porre la pelle o una carcassa a fine traccia in una macchia di arbusti dove il cane è impossibilitato a vederla. A questo punto si porta il cane sull’ipotetica pastura notturna e si esegue la tracciatura alla lunga, lunga che più o meno è come quella in uso del cane da traccia, il cane anche in questo caso non deve dare la voce, arrivati in vicinanza della ipotetica rimessa o lestra, a questo punto il cane è arrivato a fine traccia e si deve dare un premio di gratificazione. Iniziamo ora a portare il nostro cane in un recinto di addestramento che non deve essere all’inizio molto ampio, bastano qualche ettaro e con cinghiali femmine giovani, qui si porta il cane alla lunga  sulle pestate e dopo un breve tratto si scioglie il cane, questo troverà l’animale e abbaiando a fermo li forzerà ad uscire, a questo punto è fondamentale il lavoro di obbedienza, infatti il cane ad un nostro comando deve rientrare prontamente per poi ripartire in un’altra fase di lavoro al solo nostro nuovo ordine. Ripetere in seguito il lavoro di tracciatura alla lunga per poi ripassare in un recinto più grande, il cane deve conoscere la pericolosità del cinghiale e mai cercare lo scontro fisico. Quando saremo certi che il cane esegue questo lavoro perfettamente, allora è possibile portarlo in terreno libero sul vero selvatico.
 

Requisiti per il cane

Il cane che sarà impiegato in operazioni di recupero o per attività di selezione faunistica o controllo di specie opportuniste (cinghiale)  dovrà appartenere ad una delle razze in cui sono previste le prove di lavoro di traccia su sangue e limiere, iscritte nell’apposito elenco ufficiale delle razze canine riconosciute dalla F.C.I. Federazione Cinologica Internazionale e dall’E.N.C.I. Ente Nazionale Cinofilia Italiana.
Il cane dovrà aver conseguito almeno la qualifica di Molto Buono (MB) o Eccellente (ECC) secondo i rispettivi regolamenti che disciplinano le prove di lavoro per determinate razze, quindi in una prova di lavoro su traccia su sangue o da limiere, prova riconosciuta dall’E.N.C.I. e dove sia previsto il CAC. Qualora il cane del conduttore non sia stato sottoposto a prova di lavoro ufficiale E.N.C.I., potrà sottoporsi a verifica pratica da parte di una commissione di esperti, tale verifica sarà una prova attitudinale di lavoro su cinghiale a singolo con limiere o di traccia su sangue e dare dimostrazione di effettiva capacità di tracciatura (limiere) e forzatura (girata) o capacità al recupero dell’animale ferito (traccia). Questi test attitudinali di abilitazione possono essere organizzati direttamente dalle province, l’importante ci sia la verifica da parte di un Esperto Giudice ENCI abilitato per questo tipo di prove.

I cani devono essere in regola con l’iscrizione all’anagrafe canina in ottemperanza alla Legge Regionale del Lazio 34/97 e successive modifiche o integrazioni con altri disposti legislativi. Questo obbligo è valido in tutte le regioni italiane da apposite Leggi regionali.

I segni, e le tracce lasciate dagli ungulati feriti: conoscerli ed interpretarli


Prima di inoltrarci in tutte quelle informazioni di carattere tecnico che ci inducono ad una più o meno rapida valutazione per effettuare un recupero, vorrei dare delle informazioni sulle tracce, sui segni, sulle fatte, sui richiami vocali ed altro che ci portano a dire che in quel determinato luogo è presente o è stato presente quello o quei determinati ungulati.


Segnali visivi

Soffregamento – i Cervidi soffregano i palchi per liberare la peluria che li ricopre (pulitura), ma anche per sfogo o ai fini territoriali, come è il caso del Capriolo.
Fregoni – i rami, gli arbusti o la corteccia vengono rotti o scortecciati dai Cervidi, il Capriolo anche per demarcare il territorio. I fregoni sono di varia altezza, in questo caso ci danno informazioni su quale Ungulato può averlo fatto.
Aratura – il Cervo e il Daino con i palchi sollevano le zolle erbose o di terra, questo nel periodo degli amori.
Raspate o Piazzole – i Cervidi mettono a nudo a colpi di zoccolo ampie zone di manto erboso, nel Capriolo ha un significato territoriale, il Daino con fregoni, piazzole ed arature anche profonde fino a tirare fuori le radici, nel periodo degli amori.
Strappi – non è altro che lo scortecciamento di piante adulte da parte degli Ungulati, la corteccia viene presa con gli incisivi e la mandibola superiore e strappata verso l’alto per svariati centimetri. Cervo, Daino e Muflone scortecciano frequentemente, il Capriolo raramente. Gli strappi sono di varie altezza secondo l’animale, il Muflone scorteccia anche in piedi appoggiato al tronco.
Strusciata – non è altro che sfregamento del corpo di un Ungulato su un tronco di un albero, anche in questo caso l’altezza ed i peli attaccati alla corteccia ci danno indicazioni precise di quale specie si tratta, il Cinghiale si sfrega dalla base fino ad un massimo di un metro, un cervo molto più alto e mai dalla base.  Il  Cinghiale maschio delle volte lascia il segno delle zanne sulla corteccia e molto spesso il tronco che subisce le strisciate da parte dei Cinghiali è consumato e coperto di fango essiccato e peli.
Insoglio – sono pozze di acqua e/o fango dove i Cinghiali si insogliano/immergono per rinfrescarsi o togliersi o proteggersi dai parassiti cutanei. Il Daino, il Capriolo, i Bovidi non si insogliano.
Grufolio – il Cinghiale si nutre scavando il terreno a colpi di grugno.
Solchi – quando  i grufolii sono continui e in linea retta.
Buche – quando i grufolii sono singoli, circoscritti e profondi.
Trottoi – sono i luoghi di passaggio abituali dei Cinghiali.
Passetti – passaggi abituali degli animali in genere.
Covi – sono depressioni dovute allo schiacciamento delle erbe o del terreno dovuto al peso del corpo dell’animale accovacciato, o provocato a colpi di zoccolo (raspate) o del grugno (cinghiale). Caratteristici sono i covi dei caprioli nel campi di cereali.
Sentieri – sono i percorsi abituali degli Ungulati in genere, i sentieri possono essere singoli o più sentieri che si sovrappongono e si incrociano, i sentieri abituali del Capriolo si riconoscono facilmente perché le fronde delle piante laterali sono mangiate ad una altezza di 50/80 cm.
Giostra – è il classico sentiero a forma di “otto” provocato da una coppia di Caprioli che si rincorrono nel periodo degli amori.
Fatte – sono le feci degli Ungulati e sono diverse per dimensioni ed un pochino meno in forma, alcune si differenziano anche per sesso. Quando l’alimentazione è prevalentemente secca e cioè in inverno le fatte sono appallottolate e pressoché sferiche, in primavera/estate le fatte sono più unite, compatte e umide.
Orma o Pesta – è il risultato dell’impronta dello zoccolo impresso sul terreno. Lo zoccolo anteriore è più grosso del posteriore.
Traccia – è il risultato dell’impronta delle orme. La traccia può essere anche il risultato dell’odore lasciato dagli ormoni interdigitali di un animale, inoltre la traccia è il risultato del sangue lasciato da un animale ferito.
Pista – è l’insieme dei segnali lasciati dalle tracce.
Andatura – è il modo in cui cammina un animale, l’andatura è anche la distanza che intercorre tra i piedi anteriori e posteriori.
Passo – non si misura tra le orme dello stesso lato, ma tra due orme consecutive, cioè quelle più vicine in una andatura tranquilla. Dalla lunghezza si può riconoscere la dimensione dell’animale.
Allicciatura – è la distanza interna tra le impronte del lato sinistro e quello del lato destro, relativamente al peso i Bovidi allicciano più dei Cervidi.
Trotto – è un passo veloce in cui l’allicciatura diminuisce o scompare.
Galoppo – è una corsa fatta a salti in cui le orme o peste (anteriori e posteriori) si raggruppano e poi distanziati dalla lunghezza del salto.
 

Segnali acustici

I segnali acustici non sono altro che le vocalizzazioni tipiche dei vari animali, questi segnali servono per comunicare tra loro, quindi per segnalare la propria presenza, oppure per reclamare e/o difendere un  territorio, per richiamare i consimili, per allarmare gli altri della stessa specie, durante il corteggiamento. Ogni specie di Ungulato ha un suo verso caratteristico:

Cinghiale – l’adulto emette un grugnito simile a quello del maiale domestico, i giovani emettono uno stridio, le femmina con i piccoli in allarme e quindi in pericolo emette una specie di latrato, soffiando e sbuffando. Il maschio eccitato e irritato oltre a emettere dei grugniti, batte i denti producendo grandi quantità di saliva schiumosa.

Capriolo – le femmine adulte e i giovani si richiamano con un verso acuto fischio, fippio. Il maschio e la femmina nel periodo degli amori emettono un richiamo simile ad un latrato, invece in una situazione di pericolo emettono una sorta di abbaio.

Cervo – i giovani emettono dei belati lamentosi e le femmine più nasali e brevi, invece l’allarme emesso dagli adulti è una specie di abbaio breve e penetrante. Nel periodo degli amori invece il maschio emette il classico bramito che non è altro che un profondo e sonoro muggito.

Daino – le femmine adulte emettono dei belati lamentosi e una sorta di abbaio, i maschi in periodo riproduttivo emettono un grugnito sordo, rutto. Inoltre completano i vari versi anche dei veri e propri miagolii.

Muflone – tutte le classi di età hanno un belato simile alla pecora, il segnale di allarme invece è un verso tipo un fischio sibilante.

Camoscio – un belato tremolante simile a quello della capra, il verso di allarme invece è un fischio sibilante e acuto. Durante il periodo riproduttivo il maschio emette dei versi gutturali tipo colpi di tosse.

Stambecco – il belato è il verso tipico in particolare dei giovani, il verso di allarme è un fischio corto e acuto.


Segnali olfattivi

Questi segnali servono per segnalare la propria presenza in un determinato territorio o per attirare l’altro sesso,  segnali odorosi che vengono prodotti dalle ghiandole poste in varie parti del corpo degli Ungulati.

Queste ghiandole sono più o meno sviluppate e presenti in tutte le specie e sono ghiandole: faccialifrontalipreorbitalidei palchiretrocornualianaliinguinalipenienevulvaricaudalimetatarsalipedali interdigitali ant. e post.


Fatta questa rapida elencazione che può ritornarci utile proprio per l’individuazione della presenza degli ungulati in un  determinato territorio, entriamo ora nel merito specifico per l’individuazione di un animale ferito.
Molti sono gli aspetti che interagiscono nella valutazione generale per la predisposizione di un eventuale recupero, più informazioni riusciamo ad acquisire ed a comprendere, meno difficoltoso risulterà poi il recupero.
Il primo dato è la reazione che l’animale ha avuto con l’impatto della palla sul corpo. Altro dato è il punto preciso di ferimento e la direzione di via di fuga. Il colpo ha molto probabilmente staccato del pelo al momento dell’impatto, come troveremo anche il sangue e qui si valuterà il colore e la consistenza, potremmo trovare del materiale organico come frammenti di interiora, di muscolo, ma anche schegge di eventuali ossa.

Una rapida schematizzazione del colore del sangue in riferimento alla parte e/o organi:
Colore rosso chiaro e schiumoso – Polmoni
Rosso scuroCuore
Rosso bruno, scuro e densoFegato
Rosso chiaro e verdastro o brunastroStomaco, intestini
Rosso vermiglioMuscoli
Rosso con parti di midolloArti

Da ricordare che in assenza di reperti che ci diano conferma che il colpo sia andato a segno, bisogna comunque cercare segni dove è possibile che il colpo sia andato a vuoto, quindi ricostruire la linea di tiro e il punto dell’impatto dietro l’animale, quali il terreno, un albero, una roccia.
Se l’animale è stato passato dalla palla il sangue molto probabilmente è stato proiettato verso degli arbusti o nel terrapieno o nelle rocce retrostanti, ma è molto probabile pure che dopo l’impatto della palla non esca subito il sangue e in genere dopo qualche minuto il sangue inizi a uscire, in base anche alla consistenza del pelo, infatti questo più o meno folto regola la fuoriuscita del sangue, in quanto si impregna più o meno e quindi gocciola prima o dopo sul terreno. Comunque in genere le ferite mortali non producono subito fuoriuscite di sangue, ma questo si verifica quando l’animale fugge, e comunque le perdite ematiche sono variabili secondo l’andatura e le soste dell’animale, questa è una spiegazione sul perché conviene sempre aspettare dopo il tiro. Le ferite in parti muscolari come una coscia, oltre alla poca gravità del colpo, l’animale può veramente percorrere anche svariati chilometri, il sangue esce abbondante subito ma gradatamente diminuisce fino a delle volte smettere. Altro parametro da non sottovalutare è l’invecchiamento della traccia, infatti un sangue schiumoso, quindi ferita molto probabilmente riferita ai polmoni, con il passare delle ore perde l’aspetto schiumoso, ma le caratteristiche ematiche possono mutare in relazione proprio dell’invecchiamento della traccia e della superficie dove è depositato il sangue, rami di vario colore, rocce, terreno, foglie, cortecce, etc.).
Altri segni importanti sono le impronte lasciate sul terreno, intanto cerchiamo di capire quanto è vecchia un’impronta, questo non è facile da determinare, comunque si fa riferimento all’interno dell’impronta e cioè se troviamo acqua e/o fango, oppure acqua pulita, se c’è della neve fresca, oppure della semplice umidità, se dentro ci sono dei fili d’erba appena cresciuti o delle foglie cadute sopra, se i bordi dell’orma sono netti o frammentati, se il colore interno dell’impronta è uguale al colore del terreno esterno, etc., questi sono tutti segnali, molto variabili, che possono darci delle indicazioni sull’invecchiamento della traccia.
Se l’animale è stato colpito ad un arto molto probabilmente non lo appoggia e quindi troveremo tracce senza una zampa e secondo quale arto è stato colpito, sull’arto opposto graverà il peso del corpo e quindi l’orma risulterà più evidente.  Potremmo trovare delle parti di midollo e quindi si presume che il colpo abbia rotto un grosso osso ed anche dal tipo di schegge possiamo capire di che osso si può trattare: scapola, osso spugnoso e piatto; arto centrale, lisci e tondeggianti con midollo; costole, lisci su tutte e due le facce e senza midollo. Anche le parti muscolari possono staccarsi per via del colpo e questo è sempre seguito da forte perdita di sangue, ma come dicevamo in precedenza, di solito non sono ferite gravi. Anche altre parti interne possono fuoriuscire, per esempio intestino o stomaco e qui oltre alle parti organiche si possono trovare residui di alimentazione che risultano sempre di colore verdastro, il fegato che ha un odore inconfondibile ed ha un colore rosso brunastro, può presentare parti granulose. Un colpo che interessa la parte della vescica fa risultare sangue molto liquido e chiaro. Un colpo ai reni non provoca uscita di sangue e comunque molto minima in quanto rimane nella cavità addominale. Un colpo al collo può essere più o meno grave a seconda della parte colpita, alla carotide o giugulare, sangue rosso abbondante e morte rapida,  alla trachea morte rapida con sangue rosso chiaro schiumoso, all’esofago o faringe si ha poco sangue ma scuro e talvolta mescolato a residui di cibo, la ferita è mortale ma l’animale può fare molta strada, un colpo alla mascella può farci trovare sul terreno del sangue misto a saliva, schegge di osso e/o di denti, l’animale muore dopo lunghe sofferenze e comunque può percorrere molti chilometri.

Vediamo di seguito alcune reazioni che hanno gli animali in relazione della parte anatomica colpita.
Arto posteriore, si ha una flessione del treno posteriore e fuga veloce.
Arto anteriore, si ha una improvvisa caduta in avanti e molto spesso una capriola, l’animale si rialza immediatamente e fugge veloce.
Stomaco o fegato si ha una reazione ad arcuarsi, di solito l’animale muore dopo 100-200 metri.
Cuore, l’animale a l’impatto della palla prende la fuga veloce, dopo anche un centinaio di metri muore più delle volte per mancanza di ossigeno al cervello.
Polmoni, non risultano reazioni visibili, l’animale fugge via veloce, l’animale di solito muore per soffocamento a causa dell’emorragia polmonare e talvolta prima di crollare si impenna per lo sforzo estremo di respirazione.
Apofisi, sul colpo cade immediatamente ma poi si rialza fulmineo e fugge via veloce ed è impossibile ritrovarlo, la ferita non compromette la sua vita.
Colonna vertebrale cervicale, l’animale cade immediatamente e si ha la morte istantanea.
Colonna vertebrale lombare, l’animale abbassa il treno posteriore che rimane paralizzato e si trascina al riparo.
Rene, all’impatto abbassa il treno posteriore, si rialza ma va via lentamente per trovare subito un riparo per coricarsi, muore lentamente.
Muso, può effettuare una capriola e fugge via veloce, molto probabilmente l’animale muore dopo lunghe sofferenze perché impossibilitato  a nutrirsi.
Colpo al cervello, l’animale cade immediatamente sul posto e muore all’istante.
 

Testo e disegni di Stefano De Vita - Foto degli autori